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L'Italia riapre le miniere: 100 nuovi siti

L'Italia è pronta a riaprire le miniere grazie al Programma nazionale di esplorazione minerarie: 100 nuovi siti sparsi su tutto il territorio

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Una miniera

L’Italia si appresta a riaprire le miniere: lo prevede il Programma nazionale delle esplorazioni che si dedicherà esclusivamente ai giacimenti delle materie prime “critiche e strategiche”.

L’Unione Europea già in precedenza aveva chiesto ai Paesi aderenti di costruire progetti minerari e industriali alternativi a quelli dominanti della Cina: la richiesta è stata accolta con grande entusiasmo da parte del Governo italiano in carica che ha dato il via al Programma nazionale di esplorazione minerarie (Pne).

L’Italia è pronta a riaprire le miniere

Attraverso un lavoro di dieci mesi, l’Istituto per la ricerca e la protezione dell’ambiente ha prodotto un dossier di 156 pagine nel quale si individuano quattordici progetti nazionali per verificare le condizioni delle prime cento miniere pronte a ripartire, sulla base delle conoscenze pregresse.

Il Pne si dedicherà ai giacimenti delle materie prime considerate critiche e strategiche come il litio, fondamentale per tutti i tipi di batterie, in particolare delle auto elettriche. La presenza di litio in Italia è stata segnalata in otto diverse regioni.

L’obiettivo del Programma è quello di costruire un quadro aggiornato delle potenzialità minerarie in Italia, andando a integrare le informazioni storiche con una nuova campagna di esplorazione: il tutto a più di trent’anni di distanza dall’ultimo investimento pubblico nel settore.

Come si legge su ‘Repubblica’, si cercheranno potenziali giacimenti primari anche con mezzi tecnologici più avanzati che dovrebbero consentire un impatto minore sull’ambiente, le terre rare. Nel mirino ci sono le terre rare (scandio, ittrio, lantanoidi etc.), il bario nelle Alpi meridionali di Lombardia e Trentino Alto Adige e il platino a Finero, nell’Alto Piemonte.

Nel mirino anche i minerali industriali nelle rocce vulcaniche della Campania, mentre vanno ristudiati i giacimenti di grafite lungo la Sila, in Calabria. Ci sono cinque aree di ricerca situate in Sardegna che storicamente è la regione con più depositi.

Attualmente, stando all’ultimo censimento che risale al 2023, le concessioni minerarie attive in Italia sono 96 e di queste 76 sono realmente operative, concentrate nei territori di Sardegna, Toscana e Piemonte.

Molte delle concessioni, però, servono aziende di estrazione spesso straniere, concentrate soprattutto a riportare in superficie minerali necessari per l’edilizia e le ceramiche, con un portato basso per le applicazioni più avanzate e reddituali a livello nazionale.

L’impatto ambientale del programma

La riapertura delle miniere potrebbe rappresentare un problema per gli ambientalisti, preoccupati appunto dall’impatto ambientale del programma. A tal proposito ‘Repubblica’ ha riportato le parole di Maria Siclari, la direttrice generale dell’Ispra: “Gestendo il Programma nazionale di esplorazione l’istituto si muoverà nel duplice ruolo di Servizio geologico d’Italia e garante della tutela ambientale”.

Dal Governo filtra grande ottimismo e il Ministro dell’ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha dichiarato: “Con i minerali avanzati renderemo l’industria italiana più sostenibile”. Positivo anche Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy: “Potremo superare la dipendenza da carbone”.

Durante il momento di massimo sfruttamento minerario, negli anni Cinquanta, l’Italia contava 1.400 siti attivi: per la prima fase di ricognizione, propedeutica a riportare in funzione le prime cento miniere, si stima l’utilizzo di ben 400 specialisti.