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Sardegna, la regione che ogni anno "perde un paese"

Approfondimento sul declino demografico della Sardegna: statistiche preoccupanti su nascite e migrazione giovanile, con prospettive future per l'isola

Pubblicato:

Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Statistiche preoccupanti sul declino demografico in Sardegna

La Sardegna continua a vivere una crisi demografica senza precedenti, perdendo ogni anno un numero di abitanti pari alla popolazione di un piccolo comune. Il rapporto Mete 2024, realizzato dal Crei-Acli su dati Istat, evidenzia come l’isola sia la seconda regione in Italia per calo demografico, subito dopo la Basilicata. Con un tasso di fecondità di appena 0,91 figli per donna, contro una media nazionale di 1,20, la situazione sarda è allarmante.

Una popolazione in calo costante

Nel corso dell’ultimo anno, la Sardegna ha perso 8.314 abitanti. Questo numero corrisponde all’intera popolazione di un comune come Dorgali. Il declino demografico, che ha portato la regione a perdere oltre 88.000 abitanti dal 2016, continua inesorabile. Nel 2023, il numero di decessi (18.563) ha superato di oltre il doppio quello delle nascite (7.231), determinando un saldo naturale negativo di -11.332.

Anche il saldo migratorio interno contribuisce al declino: con circa -598 persone, si registrano più uscite dalla regione che ingressi. Tuttavia, il saldo migratorio estero è positivo, con +3.616 persone: un piccolo segnale di speranza, che vede la Sardegna accogliere stranieri provenienti da diverse nazioni.

Un’isola con sempre meno giovani

Il rapporto mette in evidenza la distribuzione della popolazione per fasce di età, evidenziando che la Sardegna presenta la più bassa percentuale di giovani (0-14 anni) in Italia, con appena il 10,1% della popolazione. Neppure la presenza di stranieri cambia significativamente questo dato: solo il 12% della popolazione straniera rientra nella fascia giovanile.

Le previsioni non sono rassicuranti: si stima che entro il 2050 la Sardegna perderà il 21% della popolazione totale, con una diminuzione del 32% dei giovani sotto i 15 anni e del 38% della popolazione attiva (15-64 anni). Questi dati prospettano un futuro ancora più difficile per l’isola.

Un altro punto critico riguarda la migrazione dei giovani sardi verso altre regioni per motivi universitari: più del 16% decide di studiare fuori dalla Sardegna, concentrando le scelte particolarmente in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna.

Nonostante gli sforzi per favorire il diritto allo studio, si osserva un lieve calo nel numero di studenti iscritti agli atenei sardi, mentre la questione degli alloggi per gli studenti fuori sede rimane irrisolta. Questa situazione spinge molti giovani a optare per il trasferimento in altre regioni, aggravando ulteriormente il fenomeno dello spopolamento dell’isola.

La comunità straniera in crescita

Un dato positivo si evidenzia dall’analisi della comunità straniera presente in Sardegna: al 1° gennaio 2024, la regione ospitava 52.878 stranieri, corrispondenti al 3,4% della popolazione totale. Le principali comunità provengono da Ucraina, Romania, Cina, Senegal e Marocco. Si segnala un aumento del 16% nella comunità ucraina, mentre le comunità senegalese e marocchina hanno registrato una leggera riduzione.

Anche la comunità tedesca è in crescita, con un aumento del 5% nell’ultimo anno. Nonostante le difficoltà, la Sardegna continua ad attrarre stranieri, contribuendo a mantenere un equilibrio demografico.

La situazione demografica della Sardegna presenta sfide significative che richiedono attenzione e azioni concrete. Il declino costante della popolazione, l’emigrazione dei giovani e il basso tasso di natalità evidenziano una situazione critica che necessita di interventi mirati.

È fondamentale adottare misure efficaci per stimolare una svolta positiva. Il futuro dell’isola potrebbe essere influenzato da ulteriori complessità economiche e sociali, quindi è essenziale affrontare queste sfide con prudenza e responsabilità.