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Quel ramo "maledetto" del lago di Como: cosa succede al Moregallo

Lago di Como, nel giro di una settimana sono decedute due persone nella zona del ramo di Lecco amata dai sub: cosa sta succedendo al Maregallo

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Ramo di Lecco, Lago di Como

Due sub sono deceduti nel giro di pochi giorni sul Lago di Como, davanti al Moregallo: un uomo e una donna hanno perso la vita in quelle che sono state ribattezzate le “acque maledette”.

Lago di Como, la “maledizione” del ramo al Moregallo

Uno dei due sub scomparsi sul Lago di Como aveva 62 anni ed era un ingegnere originario di Cusago: l’uomo è deceduto in seguito a un malore dopo essersi immerso in acqua.

Stando a quanto riferito da ‘La Repubblica’, l’uomo non lasciava mai nulla al caso, prima di ogni immersione controllava sempre la sua attrezzatura: era una persona meticolosa e aveva anche una grande esperienza da sommozzatore.

Nella mattinata di sabato 9 marzo 2024, intorno alle ore 10.00, l’ingegnere sarebbe stato colto da un malore mentre era in profondità e sarebbe risalito in superficie senza aspettare i consueti tempi di decompressione.

Una volta arrivato a galla, il sub era privo di sensi, probabilmente già in arresto cardiorespiratorio: amici e compagni di immersione lo hanno soccorso immediatamente e lo hanno portato a riva, per poi avvertire i soccorsi. Poi la corsa all’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco, dove ha perso la vita poco dopo il suo arrivo.

Una settimana prima, invece, è morta una veterinaria milanese in pensione, anche lei con alle spalle una grande esperienza di immersioni subacquee. Il bilancio è ancora peggiore se si allarga l’attenzione agli ultimi mesi: il numero delle vittime sale a cinque.

L’appello ai sub

Le morti da immersione sono diventate sempre più frequenti, ma al momento non c’è nessuna ordinanza di divieto all’orizzonte. Il sindaco di Mandello del Lario, Riccardo Fasoli, ha spiegato così la motivazione:

“Se non ho mai fatto un’ordinanza di divieto di immersione, in realtà è per proteggere i sub – le parole del primo cittadino riportate da ‘La Repubblica’ – quella zona è la più facile da raggiungere e l’unica dotata di un bar-ristorante che in qualche modo rappresenta un presidio, un punto di riferimento per gli sportivi ma anche un punto di primo soccorso”.

E ancora: “Se facessi un’ordinanza i sub si sposterebbero in zone del lago molto più pericolose e difficili da raggiungere anche dai soccorsi. Posti in cui non ci sarebbe nemmeno un telefono per chiamare aiuto e la situazione peggiorerebbe”.

Il sindaco ha rivolto un appello ai sub che si immergono nelle acque del Lago di Como, invitandoli a sottoporsi a visite mediche e controlli: “Si tratta di un’attività amatoriale che io considero alla stregua di uno sport estremo, per questo è essenziale che chi lo pratica si sottoponga a visite mediche frequenti, specie chi non ha più vent’anni. Solo così potremo evitare altre tragedie”.

Nella zona del ramo di Lecco, una delle tre sezioni che costituiscono il Lago di Como, ogni fine settimana si immergono più di duecento sub: il richiamo, per gli amanti di questa attività, è molto forte e marzo rappresenta un periodo ideale per immergersi, perché c’è una bassa proliferazione di plancton e alghe e l’acqua è più limpida. Solitamente l’insenatura del lago lombardo viene presa d’assalto dagli appassionati di immersioni soprattutto il sabato e la domenica.