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Sui fondali del lago di Como c'è un "tesoro"

I fondali del Lago di Como nascondono un misterioso e affascinante mondo sommerso: cosa è stato scoperto nelle acque del lago più profondo d’Italia

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Sui fondali del Lago di Como è stato scoperto un tesoro

Automobili, mezzi militari, minimoto Ducati ancora assicurate, una statua di Cristo, un vecchio telefono Telecom e un presepe: sono soltanto alcuni dei “tesori” individuati sui fondali del Lago di Como.

Nelle sue aspre profondità il Lario ha nascosto per anni oggetti di ogni tipo: relitti di imbarcazioni, automezzi, armi, ordigni militari e varie attrezzature, spiega sui social l’azienda ROV Subacquei, che ha da poco pubblicato le spettacolari immagini delle immersioni su Facebook.

Il lago più profondo d’Italia rivela così un volto inedito a chi ha la fortuna di esplorarne i fondali: di fronte al Moregallo, per esempio, c’è un vero e proprio parco subacqueo di automobili abbandonate, mentre a Tremezzo, proprio di fronte alla Chiesa di San Lorenzo, le acque placide del lago proteggono da ormai un secolo una gondola di 10 metri.

Lago di Como: un mondo sommerso

Il Lago di Como nasconde un mondo segreto e sorprendente, che si rivela soltanto a chi si immerge nelle profondità delle sue acque. Di fronte al Moregallo, sulla sponda occidentale del Lario, si trova uno dei parchi subacquei più singolari d’Italia, divenuto noto negli anni come il “cimitero di auto”: oltre 50 automobili giacciono sui fondali del lago, e la zona è diventata “una vera Mecca delle immersioni”, racconta l’azienda ROV Subacquei.

Renault 4, Mini Innocenti e vecchie Fiat 500 che, spiegano i sub, sono “precipitate negli abissi per motivi apparentemente incomprensibili, con ogni probabilità dopo furti o inconsueti episodi di cronaca quasi mai riportati dai giornali”.

Oltre alle automobili, il singolare parco sommerso espone due minimoto Ducati, una scrivania completa di pc e telefono, le statue di Biancaneve e i sette nani, un presepe e una grande croce in bronzo con la rappresentazione di Cristo, che “omaggia simbolicamente i sommozzatori scomparsi proprio durante attività di ricerca ed esplorazione”.

La distesa di rottami nota come “Le macchine” è ormai meta di una sorta di pellegrinaggio per i sub e per gli appassionati di immersioni, che a decine sfidano ogni anno la maledizione del cimitero di auto per ammirare da vicino lo spettacolo unico offerto dalle profondità del Lario. Ma non c’è soltanto la distesa di auto di Moregallo, nel mondo segreto custodito sui fondali del Lago di Como.

Tesori e misteri sui fondali del Lago di Como

Nelle acque di Carate Urio, sull’altra sponda del Lario, si trovano due pregevoli statue in marmo rappresentanti una Cornucopia e il busto di un conte dell’Ottocento, e pare che le acque del lago conservino numerosi altri tesori, tra cui ordigni, mezzi militari e persino “idrovolanti della seconda guerra mondiale fatti appositamente affondare nel lago”.

Davanti a Moltrasio giace la “Sandra”, una barca a vela “affondata nei primi del 1900”, spiega l’azienda torinese ROV Subacquei. Appena più in profondità, a 32 metri, “si trova il relitto di un cabinato, l’Araquana, affondato nei primi anni ’80”, e davanti a Varenna giace dal 1984 un camion del latte della Carnini.

A Tremezzo, nelle acque che fronteggiano una delle ville storiche più belle sul Lago di Como, “s’inabissò ormai un secolo fa una gondola lariana lunga circa dieci metri”: un’imbarcazione in fasciame, spiegano i sub, “che veniva utilizzata come il comballo per il trasporto di merci” e che, adagiata a 22 metri di profondità, contiene ancora “i sacchi di sabbia che servivano per un cantiere edile”.

E poi c’è la batisfera di Kalin, il misterioso relitto che giace a 137 metri di profondità dal 1920 a pochi metri dal Mas Taroni, un mezzo d’assalto subacqueo affondato due anni prima a causa di un’avaria.

La batisfera realizzata dal triestino Francesco Kalin fu immersa nelle acque del lago proprio per tentare di recuperare il Taroni, ma anche la missione di recupero finì in tragedia, consegnando i due mezzi all’oblio fino al 2011, quando vennero individuati dal robot subacqueo Perseo.