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Perché il mare italiano si sta riempiendo di meduse

Da Trieste alle isole Eolie, il mare italiano si sta riempiendo di meduse: cosa sta succedendo, quali sono le possibili spiegazioni e cosa si teme

Meduse a Trieste

Alcuni giorni fa, alla metà del mese di aprile 2022, nel golfo di Trieste si è verificata una nuova invasione di meduse, dopo quella già segnalata nell’anno precedente. Non si tratta di un caso isolato: fenomeni simili, infatti, sono stati osservati anche in altre località di mare in Italia. Ma cosa sta succedendo?

Invasione di meduse a Trieste: cosa è successo

Alla metà del mese di aprile 2022, il mare davanti alla città di Trieste ha ospitato un bloom di meduse, cioè un’aggregazione eccezionale di Rhizostoma pulmo, che comunemente viene chiamata anche polmone di mare.

Secondo quanto riferito dai ricercatori dell’Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs), che stanno studiando quanto accaduto, il fenomeno potrebbe essere stato favorito anche dal vento di bora, che, rimescolando le acque del golfo di Trieste, potrebbe aver trasportato verso la costa le acque più profonde e, con esse, tante meduse che normalmente non si vedono in superficie.

Valentina Tirelli, ricercatrice dell’Ogs, ha spiegato in alcune dichiarazioni riportate da ‘La Repubblica’: “In verità da diversi anni registriamo un aumento della presenza di questa specie, che ormai possiamo osservare nel golfo di Trieste quasi tutto l’anno. Nelle scorse settimane, queste meduse sono state molto abbondanti anche lungo le coste orientali del Nord Adriatico. L’aumento di Rhizostoma nell’Adriatico può essere legato al riscaldamento dell’acqua dovuto ai cambiamenti climatici, che può favorirne una comparsa più precoce, un prolungamento del periodo riproduttivo e la sopravvivenza degli stadi adulti”.

Esiste un’app, chiamata AvvistApp, che permette a chiunque di condividere in tempo reale, geolocalizzandoli, gli avvistamenti nei mari italiani di meduse, di cetacei e di tartarughe.

Valentina Tirelli, a questo proposito, ha precisato: “AvvistAPP è nata per segnalare la presenza della noce di mare, una specie aliena per il mar Adriatico ed estremamente pericolosa per il nostro ecosistema marino perché vorace predatore di zooplancton e potenzialmente anche di uova e di larve di pesce, ma è oggi un utile strumento anche per segnalare la presenza di altri organismi”.

Gli altri avvistamenti di meduse in Italia

Ferdinando Boero, insegnante di zoologia all’Università degli studi Federico II di Napoli e tra i massimi esperti internazionali di meduse e citizen science, ha commentato a proposito delle recenti invasioni di meduse nei mari italiani: “Continuiamo a sorprenderci, quando in realtà sono fenomeni sempre più frequenti“.

Poi ha aggiunto: “Le meduse ci avvertono, in modo pungente, che l’essere umano sta esagerando nello sfruttamento delle risorse. Abbiamo depauperato in modo significativo le popolazioni di pesci, con la pesca industriale, lasciando più spazio alle meduse, che si nutrono degli stessi microrganismi che mangiano le larve dei pesci, all’inizio del ciclo biologico. Alterando l’ecososistema, abbiamo di fatto sottratto un competitor per le meduse, passando gradualmente da un mare di pesci a un mare di meduse, con una notevole perdita in termini di biodiversità“.

Nello specifico, a proposito dei bloom di meduse, Boero ha spiegato: “Non sono un fenomeno nuovo in sé ma significativo nella sua intensità e frequenza, come un’ulteriore riprova che qualcosa non va a livello sistemico. Ed è colpa nostra”.

Bloom di un’altra specie di medusa, la Pelagia noctiluca (molto più urticante della Rizhostoma), sono stati segnalati alle isole Eolie e, in generale, nel Mar Tirreno, con osservazioni documentate nel mare di Santa Maria di Castellabate, nel Cilento, Non solo: nel Mar Adriatico sono state recentemente avvistate lunghe colonie di Salpa fusiformis, un tunicato trasparente dalla consistenza gelatinosa.

Le parole di Boero: “Il meccanismo è analogo e coinvolge in particolare i canyon sottomarini del Mar Mediterraneo occidentale e dello Ionio, con le acque profonde che risalgono in superficie e vanno verso le coste, per effetto di venti e correnti. Quel che deve allarmarci non è tanto una presenza così massiva di meduse, quanto una presenza via via meno importante di pesci“.