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Perché le banche in Italia sono le più care al mondo

Per quale motivo banche italiane sono tra le più care al mondo: uno sguardo alla situazione attuale nel settore del credito nel nostro Paese

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Sportello banca

Le banche italiane sono tra le più care al mondo: al fine di capire i motivi, un articolo pubblicato dal ‘Corriere della Sera’ ha fatto il punto della situazione sugli istituti bancari del nostro Paese.

Le banche italiane sono le più care al mondo: i motivi

Nell’articolo viene citato uno studio condotto dalla società di analisi internazionale Morningstar sui costi di gestione del risparmio investito. Lo studio mostra come l’Italia, fra le prime 26 economie al mondo, abbia i costi più alti in commissioni e altri prelievi per investire i soldi dei correntisti, oltre il 2% per i fondi azionari domestici.

L’Italia risulta in fondo alla classifica anche per quanto riguarda gli obbligazionari con un costo medio dell’1,17%: si tratta del prelievo che la banca pratica per mettere i risparmi dei clienti in strumenti semplici, tipo i titoli di Stato.

In questo ambito il nostro Paese risulta molto indietro anche rispetto alla Cina. Secondo Morningstar le commissioni di performance in Italia sono “asimmetriche” perché i premi ai gestori scattano nel momento in cui questi ottengono dei rendimenti pari a quelli di un conto di un deposito o poco più, mentre qualora ci fossero dei risultati negativi non sono previsti sconti ai clienti.

La giacenza mensile nel nostro Paese

A giocare un ruolo importante sulla situazione del credito nel nostro Paese è il rapporto con la Bce, che ha svelato quali sono le banche più solide d’Italia, e come questa vada a remunerare gli istituti commerciali sulle loro riserve depositate.

Nell’articolo del ‘Corriere della Sera’ si legge che “dal novembre del 2022 la giacenza media mensile di riserve delle banche italiane sui conti di deposito presso la Bce è stata di 209 miliardi, il rendimento medio ponderato è stato del 3,14% e così le banche italiane hanno incassato collettivamente 6,56 miliardi l’anno”.

La Banca d’Italia ha informato che il rendimento medio annuo dei depositi ordinari nei conti correnti delle famiglie è arrivato, al massimo, allo 0,39%, anche quando le riserve delle banche stesse depositate a vista presso la Bce (la Banca Centrale Europea) rendevano il 4%.

Il pezzo del ‘Corriere’ riferisce che uno studio autonomo ha rivelato come le banche italiane siano fra quelle in Europa “che hanno trasferito di meno a favore dei depositi dei clienti gli aumenti dei tassi della Bce”, concedendo alle famiglie italiane “appena un quinto di quegli aumenti dei rendimenti, mentre nei Paesi scandinavi gli istituti hanno trasferito i due terzi o più”.

Nel pezzo vengono poste diverse domande sulla situazione delle banche in Italia: con una di queste ci si interroga se il settore del credito nel nostro Paese stia attuando comportamenti discutibili verso la clientela e in tal senso sono stati individuati alcuni indizi che andrebbero a sostenere la tesi.

Con un altro quesito, invece, si chiede se tassare di più gli istituti italiani, molti dei quali presenti nella classifica delle banche più grandi al mondo, sarebbe una buona idea: la risposta è no, perché un prelievo straordinario radicherebbe gli abusi di mercato, qualora ci fossero, andando a creare più problemi di quanti ne potrebbe effettivamente risolvere.