Addio alla pasta 100% italiana? Cosa cambia dal 2022
La Coldiretti ha lanciato un nuovo allarme: la pasta italiana è a rischio. Ecco cosa sta succedendo e cosa cambierà a partire dal 2022
La pasta italiana è a rischio. A lanciare l’allarme è stata la Coldiretti, che punta il dito contro la scadenza, a partire dal prossimo 31 dicembre 2021, dell’obbligo di etichettatura dell’origine del grano utilizzato per la pasta e che sottolinea il “grave danno per quei consumatori che hanno preso d’assalto penne e spaghetti certificati tricolori, con un aumento delle vendite del 29% nello scorso anno”. Secondo la Coldiretti, si rischia, in sostanza, di dire “addio alla pasta 100% italiana“.
Pasta italiana a rischio: l’allarme di Coldiretti
L’obbligo dell’etichettatura di origine del grano è stato introdotto il 14 febbraio del 2018. Come da decreto, le confezioni di pasta secca prodotte in Italia devono necessariamente indicare il nome del Paese in cui il grano è coltivato e quello di molitura. Nell’eventualità in cui il grano provenga o sia stato molito in diversi paesi, a seconda dei casi possono essere utilizzate le diciture “Paesi Ue“, “Paesi Non Ue“, “Paesi Ue e Non Ue“. Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come per esempio l’Italia, è possibile usare la dicitura “Italia e altri Paesi Ue e/o non Ue“.
Tale misura, secondo la Coldiretti, ha portato gli acquisti di pasta con 100% grano italiano ad aumentare a un ritmo di quasi 2 volte e mezzo superiore a quello medio della pasta secca e ha contestualmente spinto le principali industrie agroalimentari a promuovere linee produttive con l’uso di cereale interamente prodotto nel nostro territorio.
Per acquistare la “vera pasta Made in Italy 100%”, ha precisato la Coldiretti, bisogna scegliere le confezioni che riportano le diciture “Paese di coltivazione del grano: Italia” e “Paese di molitura: Italia“.
La scadenza dell’obbligo dell’origine in etichetta, in aggiunta al caro prezzi causato dagli aumenti delle quotazioni internazionali del grano, rischia di provocare secondo la Coldiretti “una tempesta perfetta“.
Dall’analisi di Coldiretti è emerso, inoltre, che “il grano italiano viene pagato al momento circa il 20% in meno rispetto a quello importato, nonostante le maggiori garanzie di sicurezza e qualità, mentre i nostri produttori si trovano peraltro a fronteggiare l’aumento esponenziale dei costi di produzione legati all’aumento senza fine dei mezzi tecnici utili alla coltivazione dal gasolio ai concimi. Il risultato è che quest’anno i costi per le semine sono letteralmente raddoppiati”.
L’Italia, ha sottolineato la Coldiretti, è il secondo produttore mondiale con un quantitativo di 3,85 milioni di tonnellate ma è anche il principale importatore.
Pasta italiana a rischio: le parole del presidente di Coldiretti
Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha dichiarato: “Ci sono le condizioni per rispondere alle domanda di italianità dei consumatori e investire sull’agricoltura nazionale, che è in grado di offrire produzioni di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy. L’esperienza ha dimostrato l’importanza di garantire la trasparenza dell’informazione”.
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