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Perché in Italia sta per scattare lo sciopero della pasta

In Italia scatta lo sciopero della pasta per una settimana: cosa sta succedendo, chi promuove l'iniziativa e perché è stata presa la decisione

Una settimana di sciopero della pasta per protestare contro l’aumento dei prezzi. È questa l’azione di protesta promossa da Assoutenti dopo che il Governo ha tenuto una riunione sugli aumenti e sull’inflazione lo scorso mese decidendo di non intervenire sui prezzi.

L’analisi di AssoUtenti sui prezzi

AssoUtenti ha realizzato un’indagine sui prezzi al dettaglio della pasta nelle diverse città italiane, che ha indicato che il prezzo medio della pasta si è attestato nel mese di marzo esattamente al doppio rispetto a quanto indicato dai pastai, cioè a 2,13 euro al chilogrammo.

Dall’analisi è emerso che Ancona è la città italiana che vanta il prezzo più alto della pasta (il prezzo medio si è attestato a 2,44 euro al kg), mentre Cosenza è la città più economica (un chilo di pasta, qui, costa in media 1,48 euro). L’incremento annuo più pesante si è registrato, invece, a Siena, dove un chilo di pasta è salito da una media di 1,37 euro/al kg dello scorso anno ai 2,17 euro di oggi, con un aumento del 58,4%. L’indagine ha rivelato anche che solo in 12 province italiane i listini di spaghetti, rigatoni, penne etc. sono oggi inferiori ai 2 euro al chilogrammo.

Il prezzo medio della pasta in Italia, dall’analisi condotta da AssoUtenti, è risultato essere pari a circa 2,13 euro al kg, con un aumento medio del +25,3% rispetto al 2022 (quando i listini erano pari in media a 1,70 euro al chilogrammo).

Quando partirà lo sciopero della pasta in Italia

Lo sciopero della pasta promosso da AssoUtenti prenderà il via giovedì 22 giugno e durerà una settimana: l’invito è quello di lasciare la pasta sugli scaffali e, eventualmente, di farla in casa.

Il presidente di AssoUtenti Furio Truzzi, in alcune dichiarazioni riportate da ‘Euronews’, ha spiegato: “Lo sciopero è per vedere se tenere la pasta sugli scaffali farà scendere i prezzi, nella grande tradizione del boicottaggio delle merci. Il prezzo della pasta è assolutamente sproporzionato rispetto ai costi di produzione”.

Le posizioni di Unione Italiana Food e Coldiretti

Alla metà del mese di aprile 2023, Riccardo Felicetti, allora presidente dei pastai di Unione Italiana Food (a raccogliere il suo testimone, a inizio giugno, è stata Margherita Mastromauro), aveva spiegato che non sono i pastai a regolare i prezzi della pasta bensì il mercato.

Le sue dichiarazioni: “Il grano ha prezzi troppo fluttuanti e non è l’industria della pasta a determinare il prezzo del grano duro, a farlo è il mercato globale con meccanismi e quotazioni internazionali. Contrariamente a quanto viene spesso detto, il grano estero costa anche più di quello italiano (in media il +10%), soprattutto in questo momento storico particolare”.

Le parole di Riccardo Felicetti erano arrivate in risposta a una notizia diffusa nei giorni precedenti da Coldiretti sull’aumento del prezzo della pasta a fronte di una diminuzione del costo del grano duro e sulla presunta speculazione da parte dei pastai di ridurre il prezzo del grano italiano per favorire le importazioni di grano estero.

Il 7 giugno 2023, Coldiretti ha organizzato un blitz al porto di Bari, davanti a una nave carica di frumento arrivata da Vancouver, per puntare il dito contro i prezzi del grano duro crollati del 40%, con l’import dal Canada cresciuto di ben 9 volte nel 2023, mentre sugli scaffali il costo della pasta per le famiglie è aumentato del +14%.