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Omicidio Marco Vannini, all'asta la villa dei Ciontoli

A Ladispoli è finita in vendita all'asta la villa della famiglia Ciontoli: l'abitazione, nel 2015, è stata teatro dell'omicidio di Marco Vannini

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Finisce all’asta la villa dei Ciontoli dove avvenne l’omicidio di Marco Vannini, per cui Antonio Ciontoli venne condannato a 14 anni di carcere insieme alla moglie e ai figli: il ricavato andrà alla famiglia Vannini per il risarcimento.

Omicidio Vannini, all’asta la villa dei Ciontoli dove avvenne il delitto

La proprietà della famiglia Ciontoli che nel maggio del 2015 ha fatto da sfondo all’omicidio di Marco Vannini è stata messa all’asta: la villa si trova a Ladispoli. L’annuncio della messa in vendita è apparso su un famoso portale di compravendite immobiliari: il ricavato servirà per il risarcimento della famiglia Vannini e la base d’asta è di 157.500 euro.

Sull’annuncio si legge che è disponibile all’asta un villino su tre piani collegato da scala, composto al piano terra da centrale termica e giardino di pertinenza. Al primo piano troviamo un salone, la cucina, un bagno, un disimpegno e un’ampia terrazza, mentre al piano secondo ci sono tre camere di cui una con balcone e bagno.

La casa risulta ormai disabitata da diverso tempo, dato che i Ciontoli hanno deciso di trasferirsi altrove, molto prima della condanna definitiva. Nel corso del 2018, di fronte all’abitazione, venne apposta una targa dedicata alla memoria di Marco Vannini e voluta dal Comune di Ladispoli come ricordo del giovane scomparso. La targa recita così: “Chi diceva di amarti ti ha lasciato morire, ma nessuno farà mai morire il nostro amore per te, mamma e papà”.

L’omicidio e il processo

Marco Vannini era un giovane bagnino di Cerveteri che nella notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015 venne ucciso nella casa dei Ciontoli a Ladispoli, sul litorale romano.

Il giovane perse la vita in seguito a un colpo di pistola in quella che era la residenza della famiglia della sua fidanzata, Martina. Secondo le ricostruzioni dell’accaduto, Marco Vannini si trovava nella vasca da bagno a casa della sua ragazza: il padre Antonio sarebbe entrato per prendere dalla scarpiera una pistola che ha usato per sparare al giovane.

Il colpo risultò fatale per Marco Vannini: una volta ferito, le condizioni del giovane si aggravarono nel giro di poco tempo fino ad arrivare alla morte. Dalla casa di Ladispoli partì una telefonata verso il 118 ma solamente quaranta minuti dopo lo sparo: a parlare con l’operatore fu Federico Ciontoli, fratello di Martina, il quale disse che Marco aveva avuto un mancamento per uno scherzo.

Successivamente, poco dopo la mezzanotte, fu il padre Antonio a chiamare il 188, riferendo che un ragazzo si era infortunato nella vasca da bagno con la punta di un pettine. L’ambulanza arrivò sul posto 23 minuti dopo la mezzanotte: venne chiamato l’elisoccorso per trasportare il ferito al Policlinico Gemelli di Roma ma per due volte fu necessario l’atterraggio di emergenza per l’aggravarsi delle sue condizioni.

La morte di Marco Vannini venne accertata poco dopo le 3.00 del mattino: a tre anni di distanza la sentenza di primo grado condannò Antonio Ciontoli a 14 anni per omicidio volontario e i figli e la moglie a 3 anni per omicidio colposo.

In appello i giudici avevano dichiarato Ciontoli responsabile di omicidio colposo, riducendo la condanna a 5 anni, mentre quella della moglie e dei figli venne confermata. L’appello-bis si concluse il 30 settembre del 2021, ripristinando la condanna a 14 anni per Antonio Ciontoli con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, mentre la moglie e i figli vengono ritenuti responsabili di concorso anomalo e condannati a 9 anni e 4 mesi di reclusione: le condanne sono state rese definitive al termine del secondo processo in Cassazione del 2021.