"Natura in tilt", allarme in Italia: conseguenze e rischi
La Coldiretti ha lanciato un nuovo allarme: in Italia la natura è in "tilt" e tutto ciò rischia di avere conseguenze negative molto importanti
Le temperature registrate in Italia in questi giorni hanno fatto scattare un nuovo “allarme“: a lanciarlo è stata la Coldiretti, che, sulla base del suo monitoraggio sugli effetti dell’anticipo della primavera nel nostro Paese, ha parlato esplicitamente di “natura in tilt“.
Natura in tilt: cosa sta succedendo in Italia
Nella sua nota, Coldiretti ha sottolineato che l’anomalia di quest’anno segue “un 2021 bollente, che si è classificato al decimo posto dei più caldo dal 1800 facendo segnare una temperatura superiore di ben 0,71 gradi rispetto alla media storica”. L’analisi di Coldiretti fa riferimento ai dati Isac Cnr nell’anno solare.
Come evidenziato da Coldiretti, in Italia, proprio a causa delle alte temperature, sono già fiorite le mimose con due mesi di anticipo (la stessa situazione si era verificata in Sicilia nel 2021), così come anche i mandorli e le primule nei prati maggiormente esposti alla luce del sole.
Natura in tilt: conseguenze e rischi per l’Italia
Le prime conseguenze negative delle alte temperature, secondo Coldiretti, si avranno a San Valentino, quando è atteso il ritorno del maltempo.
Questo andamento climatico, come si legge nella nota, ha “l’effetto di ingannare le coltivazioni, favorendo un ‘risveglio’ anticipato che le rende poi particolarmente vulnerabili all’eventuale prossimo arrivo del gelo con danni incalcolabili, a cominciare dagli alberi da frutto”. Si prevede che il brusco abbassamento delle temperature comporterà inevitabilmente una moria di gemme e la conseguente compromissione dei raccolti.
Ad allarmare è, inoltre, la siccità, già definita da Coldiretti “la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con un danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno”: la prolungata mancanza di precipitazioni che in alcune aree del Nord Italia dura da quasi 2 mesi ha conseguenze negative sulle campagne e sui boschi, dove sono frequenti gli incendi (dall’inizio del 2022, spinti proprio dall’assenza di precipitazioni e dalle alte temperature, ma anche dal forte vento, gli incendi sono più che quadruplicati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso).
Preoccupa, in particolare, la situazione del Fiume Po, in secca come d’estate. Il livello idrometrico di questo fiume, all’altezza del Ponte della Becca, è sceso fino a -3 metri, un valore più basso rispetto anche al mese di Ferragosto. Sotto osservazione è anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico: il valore, infatti, in particolar modo nella parte lombarda e piemontese, ha fatto registrare una diminuzione pari al 58%.
Problemi simili di siccità, inoltre, sono stati rilevati anche nei grandi laghi italiani, che hanno percentuali di riempimento pari al 18% per quanto riguarda il Lago di Como e al 22% per quanto concerne il Lago Maggiore.
Come evidenziato da Coldiretti in conclusione della sua analisi, l’Italia si trova di fronte “alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, siccità e alluvioni e il rapido passaggio dal freddo al caldo, che ha fatto perdere oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”.
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