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Luoghi misteriosi d'Italia, Porta Alchemica a Roma: la leggenda

La Porta Alchemica di Roma, nei giardini di Piazza Vittorio, è un monumento enigmatico ricco di simboli esoterici e leggende affascinanti da scoprire

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Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Porta Alchemica di Roma leggenda

Nel cuore di Roma, tra i giardini di piazza Vittorio, si cela un antico portale che suscita curiosità e mistero: la Porta Alchemica. Questa struttura enigmatica risale alla seconda metà del Seicento ed è ciò che rimane della Villa Palombara, un tempo sontuosa residenza del marchese Massimiliano Savelli Palombara. La Porta, ricca di simboli esoterici, non conduce a nessun luogo fisico, ma affascina con le sue storie e leggende legate all’alchimia e alla ricerca della pietra filosofale.

Dov’è la Porta Alchemica di Roma

La Porta Alchemica si trova nel giardino di piazza Vittorio, situato nel quartiere Esquilino. L’antica villa che ospitava questo portale fu demolita nel 1873 per fare spazio al nuovo quartiere, ma il portale fu successivamente ricollocato nel giardino intorno al 1888. Ora è incastonata in un muro di tufo e sorvegliata da due statue del dio egizio Bes, ritrovate durante gli scavi del Quirinale nel tardo Ottocento.

Massimiliano Savelli Palombara, il marchese dietro la costruzione della Porta, era un raffinato letterato e appassionato di alchimia ed esoterismo. Amico fedele di Cristina di Svezia durante il suo soggiorno romano, condivise con lei l’interesse per le scienze occulte. Anche conosciuta come ‘Porta dei Cieli’ o ‘Porta Ermetica’, rappresenta un unicum nel panorama romano per la sua complessità simbolica e storica e arricchisce l’elenco dei luoghi nascosti e segreti della Capitale.

La leggenda della Porta Alchemica di Roma

Una delle storie più affascinanti legate alla Porta Alchemica riguarda un misterioso episodio accaduto nel 1680. Secondo la leggenda, una notte tempestosa, un viaggiatore, presumibilmente l’alchimista Francesco Borri, trovò rifugio nella Villa Palombara. Durante la notte, l’uomo si avventurò nel giardino alla ricerca di un’erba che, secondo le credenze, poteva trasformare i metalli in oro.

Al mattino seguente, il viaggiatore era scomparso senza lasciare traccia, se non per alcuni frammenti di oro purissimo e oscuri manoscritti pieni di simboli e formule alchemiche. Convinto che i manoscritti contenessero il segreto della pietra filosofale, il marchese Palombara fece incidere questi simboli e formule sulla Porta.

Tra i vari segni presenti, si possono osservare iscrizioni in latino ed ebraico, simboli planetari associati ai metalli, cerchi, piramidi e una stella a sei punte, conosciuta come sigillo di Salomone.

La leggenda è stata in parte superata da studi più recenti che collegano le iscrizioni a un manoscritto del marchese Palombara stesso, noto come ‘La Bugia. Rime del Marchese Massimiliano Palombara. Luglio MDCLX’ Questo documento, custodito nella Biblioteca Apostolica Vaticana, risale al 1655 e rappresenta una testimonianza del profondo interesse del marchese per l’alchimia e l’ermetismo.

Nonostante le numerose interpretazioni e studi, il significato esatto delle iscrizioni sulla Porta Alchemica rimane ancora un mistero. Questo monumento, unico nel suo genere, continua ad attirare studiosi e appassionati di esoterismo da tutto il mondo, desiderosi di decifrare quello che, fino a oggi, è rimasto un enigma impenetrabile.

La Porta Alchemica, con la sua affascinante storia e i suoi intricati simboli, rappresenta un pezzo fondamentale del patrimonio culturale e misterioso di Roma. È un luogo che invita alla riflessione e alla scoperta, mantenendo viva la leggenda e il fascino dell’antica ricerca alchemica nel cuore della Città Eterna.