Locali "child free": nuova realtà o provocazione?
Locali vietati ai bambini per garantire la tranquillità dei clienti: tutte le ragioni di un fenomeno che divide l'opinione pubblica italiana
Nati in America, i locali child free, cioè vietati ai bambini, stanno gradualmente approdando in Europa e in Italia, suscitando accese dispute tra favorevoli e contrari, mentre non mancano coloro che li ritengono una semplice moda o una provocazione passeggera.
In concreto si tratta di locali e ristoranti i cui proprietari, con tanto di cartello esposto in bella vista, hanno effettuato la precisa scelta di vietare l’ingresso ai più piccoli, allo scopo di garantire ai clienti uno spazio libero da bambini urlanti e piangenti.
L’iniziativa nasce, oltre che dall’esigenza di offrire agli adulti che lo desiderano la tranquillità di una no child zone, dal principio che alcune persone abbiano il diritto a non vedersi imposta la presenza dei minori. Proprio quest’ultima idea ha fatto scattare le polemiche, soprattutto da parte dei genitori che d’ora in poi, se accompagnati dai figli piccoli, potrebbero vedersi negare l’accesso ai locali.
Dunque un’opzione che da una parte soddisfa coloro che, per scelta, decidono di non mettere al mondo figli, ma che allo stesso tempo sconcerta coloro che hanno figli e si sentono svantaggiati da una tale politica. D’altronde non sono pochi, anche tra coloro che non sono genitori, a obiettare che se la legge italiana garantisce l’accesso anche agli animali in tutti i locali, appare illogico proibire l’ingresso ai bambini.
A questo proposito è ancora recente il caso del ristoratore romano che, per aver affisso un cartello in cui vietava l’ingresso ai minori di 5 anni, si è attirato una pioggia di critiche da parte dell’opinione pubblica, e ciò malgrado ha assicurato che la discutibile scelta sia stata dettata non dall’intolleranza verso i bambini ma dai problemi di spazio causati dalla presenza di passeggini e seggioloni.
Ma quest’episodio non è che il riflesso di quanto succede negli Stati Uniti, dove la tendenza ha avuto origine, in seguito alla pubblicazione del libro dal titolo Mamma pentita, No Kid. Quaranta ragioni per non avere figli.
Il libro dell’autrice e madre di due figli, Corinne Maier, è subito entrato a far parte dei bestseller, segno che la società occidentale, rispetto a pochi decenni fa, sta cambiando rotta e l’idea di allargare la famiglia suscita un fascino sempre minore. Naturalmente non mancano gli scettici, che ritengono che il libro della Maier altro non sia che il frutto di una trovata pubblicitaria basata su una provocazione abilmente congegnata, in poche parole un operazione di marketing ben riuscita.
Tuttavia occorre specificare che l’idea di locali vietati ai bambini non rappresenta una novità assoluta e in questo senso il settore della ristorazione è semplicemente l’ultimo arrivato. Infatti già da alcuni anni il campo turistico alberghiero propone ai propri clienti soluzioni apertamente ispirati alla filosofia child free.
Il fenomeno riguarda hotel, spiagge e persino compagnie aeree come l’inglese Thomas Cook Airlines che offre ai viaggiatori, la possibilità di spostarsi verso alcune gettonatissime mete caraibiche senza che il volo sia turbato dagli strilli e dai capricci dei più piccoli. Quanto alle strutture alberghiere il fenomeno sembra capillare e nessun paese europeo appare risparmiato, tanto che la tendenza ha messo radici persino nei paesi nordici, tradizionalmente più legati ai valori della famiglia.
In Italia il fenomeno non è ancora generalizzato anche perché è approdato in tempi più recenti, tuttavia è innegabile che anche il Belpaese si stia muovendo nella direzione della no child zone, a testimoniarlo, oltre alla presenza di alcuni ristoranti, la scelta abbracciata da alcuni hotel tra i quali La Scalinatella a Capri e di Palazzo Hedone a Scicli, in provincia di Ragusa.
Nulla di cui stupirsi dunque soprattutto in un paese come l’Italia in cui la crescita demografica è prossima allo zero, e per sensibilizzare sulla questione si deve ricorrere a discussi Fertility Day. Anzi sono sempre più le coppie che non hanno figli e che, in alcuni casi, si definiscono con una punta di orgoglio child free, ovvero senza figli non per impossibilità di procreare, che invece è il caso dei cosiddetti childless, ma per una scelta consapevole e ben ponderata.
Sono soprattutto queste coppie child free a richiedere strutture e locali con l’accesso vietato ai bambini. L’obiettivo è chiaro: poter soggiornare o uscire a cena fuori avendo la certezza che non si avrà la noia di dover avere a che fare con la prole altrui. Una richiesta che per quanto sentita e portata avanti anche nei principali social network trova ancora una diffusione minima tra i locali, almeno a livello ufficiale.
Infatti come afferma Roberto Piccinelli, noto redattore dell’annuale Guida al piacere e al divertimento, i locali più esclusivi pur non esponendo espliciti divieti tendono a preferire una clientela adulta. Si tratta di una scelta dettata non soltanto dalla volontà di garantire un’oasi di relax ma anche dalla ragione pratica di voler preservare l’arredamento, solitamente lussuoso, di questi luoghi.
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