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La cripta del peccato originale di Matera

Nascosta tra le gravine che si estendono attraverso il territorio materano, la cripta del peccato originale racchiude incanto e mistero

La cripta del peccato originale di Matera

La Cripta del Peccato Originale, nascosta tra le gravine che si estendono nel territorio materano, a pochi chilometri dalla città dei Sassi, è un capolavoro di arte pittorica rupestre riscoperto solo di recente grazie alla tenacia e l’intuito dei membri del circolo culturale “La Scaletta”.

Erano i primi anni ’60 quando il gruppo di appassionati, mossi da curiosità e sete di sapere riuscirono a trovare, lungo la Gravina del Picciano, il meraviglioso ipogeo utilizzato in passato come ricovero per i pastori. Una riscoperta sensazionale che ha permesso di riportare alla luce affreschi di grande pregio, che hanno ribattezzato la chiesa come la Cappella Sistina dell’arte rupestre.

Sulle pareti è possibile ammirare una delle più eclatanti e significative testimonianze della pittura medievale di tutta l’area mediterranea. Ricordata dalla memoria locale come la “Grotta dei Cento Santi”, per i numerosi beati che sono raffigurati alle pareti dell’antichissima chiesa, i preziosi affreschi ricordano lo stile longobardo-benedettino e raffigurano alcune delle scene più significative della Genesi con particolari e singolari varianti.

La cripta del peccato originale di Matera

La scena madre dell’episodio biblico del peccato originale, che dà il nome alla cripta, non raffigura una mela come consueto e tradizionale frutto del peccato, bensì un fico, frutto che è protagonista anche della celeberrima rappresentazione della cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden che si scorge nella celeberrima decorazione della volta della Cappella Sistina effettuata da Michelangelo Buonarroti a Roma, centinaia di anni dopo l’esecuzione degli affreschi realizzati nel territorio materano.

Per l’unicità degli affreschi e per l’ottimo lavoro di restauro effettuato, l’antica chiesa è tappa d’obbligo per i numerosi turisti che visiteranno Matera, designata come la capitale europea della Cultura per il 2019. La fondazione Zèmeta, proprietaria del sito, ha di recente provveduto a commissionare importanti lavori di restauro che hanno ridonato antico splendore alle belle opere custodite nelle viscere del territorio materano.

Viene così restituito alla collettività lo straordinario monumento alto medievale che rappresenta una delle più antiche e significative testimonianze dell’arte nel Mezzogiorno d’Italia, poiché documenta il luogo cultuale di un cenobio rupestre benedettino del periodo longobardo.