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L'Italia ora rivuole indietro i quadri razziati dai nazisti

Al Museo Nazionale di Belgrado in Serbia sarebbero conservati diversi quadri di autori italiani razziati dai nazisti che ora l'Italia chiede indietro

Quadri razziati dai nazisti

Un’indagine dei Carabinieri avrebbe scoperto una serie di quadri di grande valore ora esposti nel Museo Nazionale di Belgrado in Serbia che apparterrebbero invece all’Italia. Le opere sarebbero state rubate dai nazisti e poi portate in Serbia in modo illecito dove ora sarebbero ancora illegalmente detenute.

Le opere rubate ora esposte in Serbia

L’inchiesta sulle opere rubate in Italia ed esposte attualmente in Serbia sarebbe cominciata nel 2014 grazie ai Carabinieri della Tutela del Patrimonio Culturale di Firenze. Un Carabiniere, infatti, aveva scoperto che un quadro esposto qualche anno prima in una mostra a Bologna, organizzata in collaborazione tra Italia e Serbia, faceva parte di una lista di opere in realtà rubate e ricercate dal nostro paese. Un’indagine più approfondita ha svelato una storia molto complessa.

Si parla, infatti, di una serie di opere che durante la Seconda Guerra Mondiale erano state portate in Germania da Hermann Goering, uno dei più stretti collaboratori nazisti di Hitler. Si trattava di quadri realizzati da grandi artisti come Paolo Veneziano e Spinello Aretino, oltre ad altri importanti pittori attivi tra il XIV e il XVI secolo.

I quadri sono poi stati trasferiti illecitamente a fine conflitto dalla Germania a quella che un tempo era la Jugoslavia, insieme ad altre centinaia di opere di grande valore. Lì sono rimasti per lungo tempo e una parte di essi ora è esposta al Museo Nazionale di Belgrado. Le Soprintendenze di Italia e Serbia, poi negli anni duemila, hanno collaborato più volte non solo nel restauro e nell’inventario di molti preziosi “rubati”, ma anche nell’organizzazione di mostre ed eventi, sia in territorio italiano che serbo.

Come già accennato grazie ad uno dei quadri esposti ad una delle mostre è poi partita l’indagine dei Carabinieri che ha scoperto una storia davvero complessa. La richiesta di restituzione dei quadri da parte dell’Italia arriva non solo dopo un’inchiesta condotta dalla procura di Bologna, ma soprattutto in seguito a una sentenza ormai passata in giudicato del tribunale. Nonostante l’Italia abbia ottenuto la confisca dei beni, però, le istanze di riconsegna non sono mai state accolte dalle autorità serbe.

L’inchiesta sulle opere razziate e poi arrivate in Serbia

Ma come hanno fatto questi quadri, insieme a molti altri oggetti di valore, a finire dalla Germania, dove erano stati portati dai nazisti, a Belgrado? Un’attenta ricerca metterebbe in luce una storia davvero rocambolesca che viene raccontata nel libro “Bottino di guerra”, dei giornalisti Tommaso Romanin e Vincenzo Sinapi. Nel 1949 a Monaco di Baviera era stato allestito il Central Collecting Point, ovvero una struttura in cui gli Alleati avevano depositato moltissimi oggetti d’arte saccheggiati dai nazisti durante gli anni della seconda guerra mondiale.

Presso questo centro si è presentato a fine conflitto Ante Topic Mimara, un uomo che facendosi passare per un rappresentante delle istituzioni jugoslave è riuscito a sottrarre dalla struttura all’incirca 50 quadri, 8 icone e una gran quantità di oggetti e altri manufatti preziosi. In realtà, poi si è scoperto che Mimara era anche stato aiutato nel raggiro da una funzionaria tedesca che in seguito è diventata sua moglie. Quando gli Alleati si sono accorti della truffa hanno richiesto all’allora Jugoslavia la restituzione delle opere d’arte ma le richieste non hanno mai trovato risposta.

Con la disgregazione della Jugoslavia e la nascita della Serbia questi quadri sono così giunti al Museo nazionale di Belgrado che ora non sembra intenzionato a restituirli. Negli ultimi tempi, inoltre, sono emerse anche nuove scoperte, come il fatto che i quadri italiani “illegittimamente detenuti” a Belgrado sarebbero in realtà non otto, ma ben diciassette.