Al largo di Castel dell'Ovo a Napoli è stato immerso un "tesoro"
Al largo di Castel dell'Ovo nel Golfo di Napoli, 450 bottiglie di limoncello sono state immerse per un progetto scientifico e sociale senza precedenti
Un’operazione singolare ha avuto luogo nei fondali del Golfo di Napoli, precisamente al largo di Castel dell’Ovo: un’azienda storica della Campania, l’Antica Distilleria Petrone, ha deciso di immergere un “tesoro” insolito: una cassa contenente 450 bottiglie di limoncello. L’iniziativa ha una finalità scientifica e sociale, e ha attirato l’attenzione per la sua unicità dell’esperimento e per il coinvolgimento di giovani detenuti.
L’esperimento col limoncello nel mare di Napoli
L’immersione delle bottiglie al largo di Castel dell’Ovo è stata condotta grazie alla motonave Donn’Anna e a un gruppo di sub esperti che ha provveduto a depositare la cassa a 15 metri di profondità. Il progetto mira a studiare gli effetti della conservazione subacquea su questo oro giallo simbolo della tradizione campana.
Secondo quanto riportato dall’amministratore dell’Antica Distilleria Petrone, Andrea Petrone, si tratta di una prima mondiale per il limoncello. In passato, la distilleria ha già testato la conservazione in mare di un altro distillato, l’Elixir Falernum, ma è la prima volta che si procede con il limoncello.
“Si tratta di un esperimento scientifico”, ha sottolineato Petrone a ‘La Repubblica’. “La conservazione in mare ha cambiato colore, aspetti organolettici, proteine e aminoacidi nel Falernum. Ora vedremo cosa succede con il limoncello, più zuccherino e a base di oli essenziali e agrumi”.
Grazie alla costante temperatura marina, alla riduzione dell’esposizione alla luce e all’ossigeno, la cassa resterà per circa un anno nelle acque di Napoli. Come dichiarato da Petrone, lo studio, svolto in collaborazione con l’Università di Napoli “Federico II”, si concentrerà sugli effetti delle condizioni marine sulle proprietà organolettiche del limoncello.
L’impegno dei giovani detenuti di Nisida nell’operazione a Castel dell’Ovo
Oltre all’aspetto scientifico, l’iniziativa ha un importante risvolto sociale. Attraverso la collaborazione con il progetto “Mare Nostrum” promosso da Archeoclub d’Italia, i detenuti dell’istituto minorile di Nisida hanno partecipato attivamente all’operazione come operatori subacquei. L’obiettivo è quello di offrire loro una formazione pratica e reintegrare i giovani nella società attraverso attività di recupero storico e marino.
L’esperimento è parte di una più ampia concessione ottenuta dall’Antica Distilleria Petrone dall’Autorità Portuale, che permette l’uso di una piccola porzione di fondale per le operazioni di conservazione. I risultati dello studio saranno resi noti tra circa un anno, quando le bottiglie verranno riportate in superficie e analizzate.
“Abbiamo già i dati scientifici della prima calata del Falernum e a ottobre avremo quelli relativi alla seconda del 2023. Anche questi due progetti sono stati a uso scientifico con solo un centinaio di bottiglie destinate al pubblico”, continua Andrea Petrone.
L’interesse è capire come il mare possa influenzare non solo la maturazione del limoncello, ma anche valutare eventuali differenze tra la conservazione tradizionale e quella subacquea. Come sottolineato da Petrone, “con questo progetto conosceremo anche le specificità del golfo di Napoli per l’affinamento sottomarino”. Il progetto rappresenta quindi una nuova frontiera per l’enologia e la distillazione.
Le bottiglie calate in mare a Castel dell’Ovo non saranno destinate al mercato di massa, ma solo a un ristretto pubblico di esperti e appassionati che avrà l’opportunità di degustare un prodotto maturato in condizioni uniche. L’iniziativa potrebbe aprire la strada a nuovi progetti nel settore, unendo la tradizione liquoristica campana alla ricerca scientifica e al recupero sociale.
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