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Un tesoro blu sotto Gela: scoperta riserva di acqua gigantesca

Nel sottosuolo di Gela è stata fatta una scoperta straordinaria: trovata una riserva di acqua gigantesca che può mitigare la crisi idrica dell'isola

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Sicilia

In Sicilia è stata fatta una nuova scoperta straordinaria: nel sottosuolo di Gela è stata trovata una riserva di acqua gigantesca. L’oro blu è custodito sottoterra, nelle viscere della Sicilia meridionale, sotto le montagne tra 700 metri e 2,5 chilometri di profondità, da milioni di anni. Si tratta di un bacino d’acqua talmente enorme da poter mitigare la crisi idrica della Sicilia stessa.

Lo studio e la scoperta della riserva d’acqua in Sicilia

La scoperta di quella che gli scienziati chiamano piattaforma carbonatica triassica è il risultato di uno studio scientifico realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Malta, dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e dell’Università Roma Tre.

L’articolo in cui è stato annunciato lo straordinario ritrovamento nel sottosuolo di Gela, pubblicato sulla prestigiosa rivista ‘Communications Earth & Environment’ di Nature Portfolio, si intitola: “Extensive freshened groundwater resources emplaced during the Messinian sea-level drawdown in southern Sicily, Italy“.

La scoperta è stata fatta grazie a un approccio innovativo, che ha mixato l’analisi di pozzi petroliferi profondi con avanzate tecniche di modellazione tridimensionale del sottosuolo.

Il tesoro scoperto nel sottosuolo di Gela potrebbe fornire un contributo alle riserve idriche della Sicilia, alla quale, come riportato da ‘La Repubblica’ sulla base dei dati disponibili dell’Autorità di Bacino aggiornati al 31 ottobre 2023, mancano almeno 23 milioni di metri cubi d’acqua rispetto allo stesso periodo del 2022. Sull’isola ci sono diversi invasi in emergenza, come la diga Pozzillo a Regalbuto (3,8 milioni di metri cubi su una capienza potenziale di 150,5 milioni) o l’invaso Ogliastro (che su 110 milioni di metri cubi è fermo a 22,4).

Il Progetto è stato inserito tra le “action” in occasione della “Water Conference” dell’Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite) del marzo 2023. Nel prossimo futuro, il team di studiosi prevede di valutare un piano di sviluppo e un progetto di uso di queste acque.

Le dichiarazioni dell’esperto sulla scoperta a Gela

Il ricercatore dell’Ingv Lorenzo Lipparini, in alcune dichiarazioni riportate da ‘La Repubblica’, ha spiegato: “Le risorse idriche sotterranee profonde in tutto il mondo sono un’importante fonte potenziale di acqua non convenzionale, che possono supportare le crescenti necessità, legate anche alla crescita demografica globale. In questo caso è stato documentato un esteso corpo idrico sotterraneo di acque dolci e salmastre conservato in un acquifero tra i 700 e i 2500 metri di profondità al di sotto dei monti Iblei”.

Gli studiosi, ha spiegato ancora Lipparini, hanno attributo la distribuzione dell’accumulo di acque fossili a “un meccanismo di ricarica meteorica guidato dall’abbassamento del livello del mare nel periodo messiniano”.

Secondo le ricostruzioni degli esperti, l’abbassamento del livello del mare, che è avvenuto circa 6 milioni di anni fa, “ha raggiunto i 2400 metri sotto l’attuale livello del mare nel bacino del Mediterraneo orientale”, creando in questo modo “condizioni favorevoli all’infiltrazione di acque meteoriche e all’accumulo e conservazione di questa preziosa risorsa idrica nel sottosuolo”.

Il ricercatore dell’Ingv Lorenzo Lipparini ha poi aggiunto: “Queste acque addolcite potrebbero avere utilizzi diversi, dalla potabilità all’uso per scopi industriali e agricoli, aprendo così nuove prospettive per la Sicilia meridionale e altre regioni costiere del Mediterraneo”.