Climate Change: 2 aeroporti d'Italia rischiano di finire sommersi
Uno studio dell'Università di Newcastle inserisce gli aeroporti di Venezia e Pisa tra gli scali a rischio inondazione a causa dei cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici che stanno interessando tutto il pianeta, con il passare degli anni contribuiranno a modificare in maniera indelebile il mondo in cui viviamo. Sono a rischio città, monumenti, edifici e tanti aeroporti, anche in Italia: a rivelarlo è una ricerca condotta dalla Scuola di Ingegneria dell’Università di Newcastle.
Stando allo studio portato avanti dall’ateneo britannico, nella lista dei venti scali che rischiano di essere sommersi a causa degli effetti dei cambiamenti climatici ce ne sono due italiani: l’aeroporto Marco Polo di Venezia e l’aeroporto di Pisa.
La ricerca portata avanti dalla Scuola di Ingegneria dell’Università di Newcastle, intitolata “Global analysis of sea level rise risk to airports“, è stata pubblicata dalla rivista specializzata ‘Climate Risk Management‘. Lo studio si basa su 14 mila strutture prese in esame in tutto il mondo e rivela che anche un modesto aumento della temperatura riuscirebbe a porre cento aeroporti al di sotto del livello del mare entro l’anno 2100.
I ricercatori inglesi, guidati da Richard Dawson e Aaron Yesudian, sostengono che non c’è bisogno di aspettare 79 anni per vedere gli effetti potenzialmente disastrosi del “climate change“. Secondo la ricerca, infatti, esistono 269 aeroporti che attualmente sono già a rischio di inondazioni costiere.
Gli aeroporti di Venezia e Pisa che rischiano di scomparire
Un aumento della temperatura di due gradi centigradi porterebbe 100 aeroporti al di sotto del livello del mare e altri 364 scali sarebbero esposti a mareggiate periodiche. Se l’aumento della temperatura dovesse superare i due gradi, inoltre, gli aeroporti a rischio sarebbero 572, con gravi conseguenze in termini di interruzione dei collegamenti.
Gli aeroporti di Venezia e Pisa sono stati inseriti ai primi venti posti nella classifica degli scali più esposti nell’anno 2100, considerando sia la probabilità di inondazioni causata da un innalzamento del livello del mare, sia dall’attuale presenza o assenza di protezioni. L’area geografica con più scali a rischio è quella dell’Asia Orientale e Sudorientale, insieme al Pacifico.
In che modo si può evitare un simile rischio? Le opzioni sul tavolo sono diverse e comprendono la costruzione di barriere anti inondazioni, l’innalzamento del territorio e in alcuni casi, addirittura il trasferimento della struttura. Secondo lo studio dell’Università di Newcastle, queste soluzioni richiederebbero un costo modesto se paragonato alla spesa infrastrutturale globale.
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