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All'asta lettera di Cristoforo Colombo dall’America: quanto vale

Una copia della lettera che Cristoforo Colombo aveva scritto ai reali spagnoli riguardo il suo approdo nei nuovi territori è stata messa all'asta

All’asta la lettera di Cristoforo Colombo dall’America

È stata messa all’asta online da Christie’s la lettera che Cristoforo Colombo aveva scritto ai reali di Spagna per annunciare di aver raggiunto quelle che lui credeva essere le Indie. Con una spedizione sovvenzionata dalla Corona spagnola, infatti, Colombo era partito alla scoperta di nuove rotte per l’Asia, ma in realtà è approdato ai Caraibi.

La lettera di Cristoforo Colombo all’asta

Cristoforo Colombo è conosciuto da tutti come uno dei più famosi navigatori ed esploratori italiani. In principio, infatti, il suo piano era di raggiungere l’Asia orientale, le famose “Indie”, circumnavigando la Terra da occidente. Invece di approdare in Asia, però, Colombo è arrivato in America centrale, territorio di cui all’epoca non si sapeva l’esistenza. L’esploratore italiano era convinto che quelle raggiunte erano delle nuove terre sempre asiatiche, tanto che per lungo tempo sono state chiamate “Indie Occidentali”. È stato poi il navigatore Amerigo Vespucci, nei primi anni del XVI secolo, ad annunciare che quello era un “Nuovo Mondo”.

uUna volta convinto di essere arrivato in nuovi territori dell’Asia, Colombo ha scritto una lettera alla corona spagnola. Colombo, infatti, aveva richiesto ai reali di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, di sovvenzionare questa missione alla scoperta di nuove rotte. La missiva spedita dal grande navigatore italiano è stata messa all’asta sino al 19 ottobre da Christie’s. La base d’asta va da 1 milione a 1 milione e mezzo di dollari (circa 1 milione e 400mila euro).

Come riporta il Corriere nella lettera sarebbe scritto “Ho navigato verso le Indie con la flotta che l’illustre re e regina, i nostri sovrani, mi hanno dato, dove ho scoperto un gran numero di isole, abitate da innumerevoli persone”. Colombo descrive ai reali di Spagna le bellezze di questi nuovi territori, il canto degli uccelli, le piante e i fiumi. Colombo descrive anche la popolazione locale che definisce “timida e paurosa”. L’esploratore all’epoca non sapeva di essere approdato in America e questo suo viaggio ha poi portato alla creazione di una nuova rotta transatlantica.

La lettera messa all’asta non è in realtà quella originale scritta a mano dal navigatore genovese ma è la prima edizione prodotta a Roma dallo stampatore Stephen Plannck. Questa viene datata non prima del 29 aprile 1493 e si basa in una traduzione realizzata in latino da Leandro di Cosco.

Colombo, infatti, aveva scritto la lettera in spagnolo ai reali di Spagna che poi decisero di inviarla, per divulgare la notizia, a Roma dove i funzionari locali hanno tradotto la missiva in latino. Qui attraverso la loro tipografia la lettera è stata replicata e alcune copie sono state distribuite. Poi non si sa molto sulla storia del documento ma è certo che questo sia rimasto a lungo conservato in una biblioteca privata svizzera.

Quest’anno anche un altro importante documento appartenuto a Cristoforo Colombo ha fatto nuovamente la sua comparsa in Italia. Si tratta di un incunabolo di grande valore rubato attorno al 1988 dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia che è stato ritrovato proprio a luglio 2023.

L’asta per la lettera di Cristoforo Colombo

Christie’s, la casa d’asta che ha in carico la lettera di Cristoforo Colombo, è la più grande al mondo ed è stata fondata nel 1766 da James Christie. Questa è presente in 32 paesi tra cui Londra, New York, Parigi, Ginevra, Milano, Amsterdam, Dubai, Hong Kong e Zurigo.

Oltre alla missiva dell’esploratore italiano la casa ha messo all’asta anche altri elementi di grande pregio come un’edizione completa dei Voyages di Thomas Cook, un foglio della Bibbia di Gutenberg e gli appunti di Ronald Reagan realizzati prima dello storico confronto con Jimmy Carter nel 1980. A questi si aggiungono i primi contratti cinematografici di Greta Garbo e Marilyn Monroe e quella che sarebbe l’unica fotografia a colori presente del Trinity, nome del primo ordigno nucleare.