Archeologi italiani hanno risolto un caso di omicidio medievale
Un team di archeologi italiani ha risolto il caso di un brutale omicidio avvenuto in epoca medievale: le indagini sui resti di un giovane guerriero
Un team di archeologi italiani ha risolto, a distanza di secoli, un caso di omicidio particolarmente brutale. L’indagine, resa possibile dall’applicazione di tecniche scientifiche all’avanguardia, ha rivelato il terribile destino di un giovane guerriero ucciso a colpi d’arma bianca e sepolto, tra l’XI e il XIV secolo, nell’atrio della chiesa di San Biagio a Cittiglio, piccolo centro in provincia di Varese.
La ricerca, pubblicata dagli archeologi dell’Università dell’Insubria e dell’Università di Siena sulla rivista ‘Journal of Archaeological Science: Reports’, rivela gli ultimi drammatici momenti del giovane assassinato, ricostruendo nel dettaglio la dinamica dell’efferato omicidio avvenuto centinaia di anni fa.
La scoperta nella chiesa di San Biagio a Cittiglio
La scoperta è avvenuta all’interno della chiesa di San Biagio a Cittiglio, un piccolo comune del medio Verbano. Qui nel 2006 vennero riportate alla luce – insieme a importanti reperti archeologici – numerose sepolture antiche, risalenti a diverse epoche tra il IX e il XV secolo.
Tra i corpi inumati di San Biagio, uno è apparso subito particolarmente interessante agli archeologi: all’interno di una delle sepolture è stato rinvenuto il corpo di un giovane uomo che riportava evidenti segni di ferite perimortem, avvenute cioè in prossimità del momento della morte.
L’individuo, il numero 13, è stato quindi oggetto di un’accurata analisi antropologica, che grazie all’applicazione di metodologie e tecniche scientifiche all’avanguardia ha permesso di ricostruire nel dettaglio la dinamica della morte del giovane.
Il teschio, si legge nella ricerca pubblicata su ‘Journal of Archaeological Science: Reports’, mostrava quattro lesioni del cranio con margini netti e sezioni trasversali a V: grazie a scansioni TC, ricostruzioni tridimensionali e microscopia digitale 3D, i ricercatori italiani hanno infine scoperto la natura sinistra di quelle singolari ferite.
Dinamica di un brutale omicidio medievale
“L’individuo è stato colpito quattro volte in rapida successione e alle spalle”, si legge nello studio, “con un oggetto dritto e tagliente, compatibile con una lunga spada dell’epoca”.
I quattro segni sul cranio di quel giovane, che al momento della morte aveva tra i 19 e i 24 anni, rivelano così una morte brutale frutto di una violenta aggressione che, per gli studiosi, non poteva avere altro scopo se non uccidere.
“È stata una scoperta piuttosto inquietante”, commenta la borsista di ricerca all’Insubria Chiara Tesi, tra gli autori dello studio, “per le ferite che hanno portato alla morte di questo giovane uomo, probabilmente colto di sorpresa e privo di una efficace protezione al cranio”.
L’individuo 13 è stato vittima di una brutale aggressione, che si è conclusa con la sua morte. Un omicidio avvenuto secoli fa che, come in altre preziose circostanze, si rivela in tutta la sua violenza: il giovane “è stato colpito una prima volta con un colpo andato a vuoto che gli ha lasciato una lieve ferita di striscio”, spiega la ricercatrice al ‘Corriere’, poi ha tentato la fuga dall’assalitore.
“È stato colpito in rapida successione con altri due colpi che hanno provocato l’asportazione di due “fette” di tavolato cranico. Poi, una volta a terra, il colpo di grazia, alla nuca”.
I ricercatori: il giovane assassinato era un guerriero
Secondo gli archeologi, il giovane guerriero inumato in epoca medievale nell’atrio della chiesa di San Biagio non fu vittima di una rapina, e probabilmente neanche di un’esecuzione a scopo rituale, ipotizzata nel caso di altre sepolture particolarmente inquietanti.
I colpi – decisamente efferati – sono stati inferti per uccidere, come dimostrano anche “i tentativi deliberati di attaccare la vittima nella parte del corpo più vulnerabile”.
Almeno due dei fendenti che hanno lasciato i loro segni sul cranio della vittima sono risultati inoltre frutto della stessa lama, segno di uno scontro violento tra uomini addestrati alla battaglia.
Sul cranio della vittima, i segni di alcune vecchie ferite rimarginate parlano di una vita da combattente, mentre la conformazione ossea è in grado di rivelare ulteriori dettagli sull’identità del giovane.
“Il ragazzo ucciso era un arciere, per via della postura acquisita della spalla”, spiegano i ricercatori, “era addestrato alla battaglia”. Dalla posizione privilegiata della sepoltura, di fronte all’antico accesso alla chiesa, si può inoltre ipotizzare che l’uomo appartenesse a una famiglia di elevato stato sociale, forse la stessa famiglia che fece edificare la chiesa che ha nascosto, per secoli, la terribile fine di un giovane guerriero.
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