L'antica tradizione dei pastori patrimonio mondiale: la transumanza candidata all'Unesco
L'antica tradizione dei pastori è stata candidata dal Ministero delle Poltiche Agricole. Nell'autunno del 2019 il responso della commissione
La transumanza è candidata a diventare patrimonio culturale immateriale dell’umanità. L’antica pratica di allevamento che prevede la periodica migrazione stagionale del bestiame dai territori pianeggianti alla alture montuose, e viceversa, potrebbe entrare nella lista dell’Unesco. Lo rende noto il Ministero delle Politiche Agricole che ha inviato ufficialmente la richiesta a Parigi.
Parte così l’iter della candidatura ufficiale e l’inizio del processo di valutazione internazionale. La richiesta verrà vagliata dal Comitato di governo Unesco che dovrebbe dare il responso entro novembre 2019.
Con la candidatura della transumanza l’Italia prova ad aumentare il numero di presenze nella preziosa lista. L’ultima conquista italiana nell’elenco dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura è stato il riconoscimento dell’arte dei pizzaiuoli napoletani come parte del patrimonio immateriale dell’umanità. I primi a ricevere il prestigioso attestato furono nel 2008 l’Opera dei Pupi Siciliani e il Canto a tenore sardo. Poi toccò nel 2012 al saper fare liutario di Cremona, la festa delle grandi macchine in spalla e la vite ad alberobello di Pantelleria.
La richiesta per il riconoscimento della transumanza come patrimonio dell’Unesco non vede coinvolta soltanto l’Italia, ma anche Grecia e Austria, paesi dove l’antica tradizione è ancora fortemente sentita. Una’usanza che si rinnova grazie ad esperti pastori che accompagnano le greggi alla ricerca di pascoli abbondanti e genuini.
In Italia la transumanza viene ancora oggi praticata in diverse regioni d’Italia, soprattutto del Centro e del Mezzogiorno. Ad Amatrice, ad esempio, dove si svolgeva una grande festa dei pastori transumanti, ma anche a Ceccano nel Lazio o ad Aversa degli Abruzzi e Pescocostanzo in Abruzzo. Anche in Molise e in Puglia la tradizione è fortemente sentita e non mancano pastori dediti all’antica pratica anche in Lombardia così come in Alto Adige.
La candidatura è anche un modo per preservare il patrimonio di milioni di pecore che solerti e dediti pastori ancora oggi curano con spirito d’abnegazione e profonda passione.
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