Troppo vino italiano, allarme nelle cantine: cosa sta succedendo
Scatta un nuovo allarme vino in Italia: il settore è a rischio per lo squilibrio tra la sovrapproduzione e la diminuzione della domanda sul mercato
Allarme vino in Italia: il settore deve fare i conti con uno squilibrio tra l’eccessiva produzione e un mercato che non consuma più come in passato.
Scatta l’allarme vino in Italia: cosa sta succedendo
C’è un forte rischio sovrapproduzione di vino in Italia: si continua a produrre a fronte di una richiesta che si è affievolita negli ultimi anni, portando così a uno squilibrio potenzialmente molto pericoloso.
Come si legge su ‘Il Sole 24 Ore’, già da anni sono in atto profondi cambiamenti negli stili di consumo: i vini rossi, per esempio, hanno perso terreno, secondo alcuni in quanto penalizzati dal cambiamento climatico e le temperature più alte che di certo non li favoriscono.
Tengono botta i vini bianchi e gli spumanti che serviti freddi si prestano maggiormente al consumo fuori pasto come l’irrinunciabile rito dell’aperitivo: in generale, però, anche i vini più apprezzati hanno perso un po’ di appeal, senza far registrare grandi progressi.
Lamberto Frescobaldi, il presidente dell’Unione italiana vini, ha parlato così della situazione che riguarda tutto il settore del nostro Paese: “Per un viticoltore è dura da ammettere ma la realtà è che siamo preoccupati per la vendemmia alle porte – le parole di Frescobaldi riportate da ‘Il Sole 24 Ore’ – è più di un anno che parliamo di rischio sovrapproduzione, nel 2023 siamo stati ‘salvati’ dal fungo della peronospora che ha tagliato la produzione e nel 2024 a contenere l’offerta ci ha pensato il clima bizzarro”.
Frescobaldi ha avvertito che “se la vendemmia 2025 sarà nella media avremo circa 50 milioni di ettolitri che uniti ai 43,6 attualmente in giacenza perché invenduti da passate vendemmie avremo 90 milioni di ettolitri da collocare sui mercati. Abbiamo un Osservatorio che fornisce dati puntuali e questo è uno scenario da far tremare i polsi”.
Come controllare la produzione
Su come avere un maggiore controllo della produzione hanno un’idea chiara all’Unione italiana vini: “Innanzitutto, ridurre per due anni le rese di uva a ettaro che è possibile produrre a cominciare dai vini generici e da tavola – ha spiegato il presidente Frescobaldi – Per questi era stato previsto un tetto di 300 quintali a ettaro, un’enormità considerato che in media nei vini Doc se ne producono 60.
Ma non basta ridurre il tetto, occorre anche cancellare le deroghe perché l’attimo dopo che è stato fissato quel limite sono state introdotte flessibilità che hanno consentito di produrre fino a 400 quintali a ettaro. Non ce lo possiamo più permettere. Bisogna lavorare anche nelle Doc riducendo anche qui le rese ed eliminando quelle flessibilità come i meccanismi di riclassificazione per vendere a un prezzo più basso”.
Il problema dei dazi
Un altro problema che riguarda il settore vitivinicolo italiano è quello dei dazi di Trump che rischiano di incidere negativamente sull’esportazione:
“Non voglio aggiungere altro sui dazi se non riportare la grande preoccupazione che intercetto tra gli importatori USA – ha rivelato Lamberto Frescobaldi – in uno scenario del genere non possiamo più permetterci di tenere in stand by un accordo come quello col Mercosur. Il Brasile è un Paese nel quale i redditi stanno crescendo, ci sono città come San Paolo che non hanno nulla da invidiare alle città occidentali e c’è una forte presenza di cittadini di origine italiana. Ci sono tutti i presupposti per far crescere il nostro vino su quei mercati. Non perdiamo altro tempo”.
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