West Nile in Italia: sintomi, rischi e le zone più colpite
In Italia è stato accertato il primo caso di West Nile Virus: l'Istituto Superiore di Sanità avverte sui rischi del virus e sulle zone più colpite
In Italia è stato segnalato il primo caso di infezione da West Nile Virus nell’uomo: ad annunciarlo è stato l’Istituto Superiore di Sanità, attraverso l’ultimo bollettino relativo ai risultati dell’attività di sorveglianza integrata del West Nile e Usutu virus.
La prima persona ricoverata nel nostro Paese ha 75 anni e attualmente si trova ricoverata preso il reparto di Neurologia dell’Ospedale Civile di Baggiovara, frazione del Comune di Modena. L’uomo sta rispondendo bene alle terapie: il paziente è stato sottoposto a rachicentesi, la puntura lombare. La prognosi è riservata ma l’uomo sta rispondendo in maniera adeguata alle terapie.
Le Regioni colpite dal West Nile Virus
L’attività di sorveglianza veterinaria su cavalli, zanzare, uccelli stanziali e selvatici ha confermato la circolazione del West Nile Virus in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Sardegna. Le analisi molecolari eseguite, come rivelato dal bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno identificato la circolazione del Lineage 1 del West Nile Virus nella provincia di Venezia.
Ancora in cerca di conferma le positività entomologiche nelle province di Rovigo, Verona, Padova, Modena, Brescia, Pavia, Gorizia, Udine, Pordenone, Ferrara e Cremona. Il Virus Usutu, invece, è stato identificato in cinque pool di zanzare catturate nelle Marche e in Emilia Romagna, quest’ultima inserita tra le Regioni più a rischio tornado in Italia.
West Nile Virus: cause, sintomi e rischi
Il West Nile Virus che provoca la febbre del West Nile è un virus appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda. Questo virus è diffuso prevalentemente in Africa, in Asia Occidentale, in Europa, in Australia e in America.
Gli uccelli selvatici e le zanzare, in maniera particolare quelle del tipo Culex, rappresentano i serbatoi principali del virus: le zanzare lo trasmettono all’uomo tramite le proprie punture. Sono molto più rari, anche se documentati, altri mezzi di infezione come i trapianti di organi, le trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto durante la gravidanza.
La febbre del West Nile non si trasmette da una persona all’altra tramite il contatto con un individuo infetto: il virus, però, può infettare anche altri mammiferi come gli equini e in alcuni casi anche i gatti, i cani e i conigli.
Il periodo di incubazione che parte dal momento in cui la zanzara infetta l’uomo varia tra i due e i quattordici giorni, ma in alcuni casi può arrivare anche a ventuno giorni, alla presenza di soggetti caratterizzati da un deficit a carico del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infette, solitamente, non mostra sintomi.
Circa il 20% dei casi sintomatici presenta sintomi leggeri come febbre, mal di testa, nausea, vomito, sfoghi cutanei e linfonodi ingrossati. I sintomi variano a seconda dell’età della persona infettata: possono durare alcuni giorni e in alcuni e rari casi anche qualche settimana.
Il fattore età è importante: nei bambini è più frequente una leggera febbre, mentre nei giovani solitamente i sintomi si manifestano con febbre alta, arrossamento degli occhi, dolori muscolari e mal di testa. Negli anziani e nelle persone debilitate, infine, la sintomatologia può essere anche più grave.
Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile: nella maggior parte dei casi, infatti, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno. Nei casi più gravi, invece, è necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono prevalentemente fluidi intravenosi e respirazione assistita.
In Piemonte, nel corso del 2020, venne accertato un caso di Febbre del Nilo: più precisamente a Poirino, Comune situato in provincia di Torino. Quest’anno, invece, a Lecco è scattato l’allarme zecca gigante tropicale che attacca gli animali i quali possono poi trasmettere le malattie anche all’uomo.
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