Sotto i piedi degli italiani c'è un tesoro prezioso
Secondo alcune ricerche del Cnr, nel nostro Paese ci sarebbero numerosi giacimenti di litio, un metallo preziosissimo: ecco dove si trova e a cosa serve
Cosa si nasconde proprio sotto i nostri piedi? Secondo un recente studio condotto da alcuni esperti del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche), vi sarebbero dei giacimenti preziosissimi: stiamo parlando di importanti fonti di litio, il metallo del futuro, che ha numerose applicazioni sia in ambito farmacologico che – soprattutto – tecnologico. Potrebbe trovarsi nelle viscere di svariate località in Italia, tra le rocce incandescenti e le acque più profonde, dove le temperature arrivano fino a 300°C. Perché si tratta di un tesoro dal valore incredibile? E quali sono le zone in cui dovrebbero essere situati tali giacimenti?
A cosa serve il litio
Il litio è un metallo alcalino che viene ampiamente utilizzato in diversi ambiti: è conosciuto in medicina, dove trova impiego come farmaco antipsicotico, lo si usa per la produzione di vetri e ceramiche e vi si può ricavare un lubrificante adatto all’esposizione ad alte temperature. Tuttavia, il suo uso principale – nonché quello che rappresenta maggiormente il futuro – è nel campo dell’elettronica: le batterie al litio sono un enorme passo in avanti nella tecnologia delle auto elettriche, anche se vi sono ancora molti dubbi sul loro smaltimento.
In ottica green, il litio ha dunque un ruolo molto importante. Ad oggi, l’Australia è il principale produttore. Ma le ricerche del Cnr hanno dimostrato che anche l’Italia potrebbe avere grandi giacimenti nel sottosuolo. E ciò avrebbe un enorme impatto sulla nostra economia: basti pensare che attualmente costa più di 80 dollari al chilo, e nella sola isola d’Elba se ne potrebbero ipoteticamente produrre circa 50mila tonnellate. Per un valore che si aggira attorno ai 4 miliardi di dollari, una vera fortuna.
Le zone potenzialmente ricche di litio
Quali sono le aree in cui, potenzialmente, si trovano i giacimenti di litio? Una è proprio l’isola d’Elba, che tuttavia non sembra essere candidata all’estrazione di questo prezioso metallo: l’intero arcipelago toscano è una zona protetta e basa la sua economia quasi interamente sul turismo. Miniere a cielo aperto sarebbero impensabili. Ci sono però molte altre località interessanti: la Toscana, il Lazio e la Campania rappresentano le regioni più promettenti, assieme all’arco appenninico – e più precisamente lungo la direttiva termale Salsomaggiore – Tolentino).
Molte altre zone non sono ancora state esplorate, come ad esempio la Sardegna e la Calabria, quindi potrebbe esservi un numero ben maggiore di potenziali giacimenti di litio nel nostro Paese. È fondamentale procedere con ulteriori analisi, per le quali servono finanziamenti importanti. Ma c’è già un progetto in atto, che riguarda l’estrazione del litio: se dovesse andare in porto, si procederebbe non attraverso cave, bensì tramite fluidi geotermici. A spiegare il funzionamento di tale tecnica è Andrea Dini, ricercatore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr di Pisa, in alcune dichiarazioni riportate da ‘La Repubblica’.
“Dovremmo intercettarli [i fluidi geotermici, nda] e portarli in superficie con una tubazione, che passerebbe attraverso un impianto che estrae il litio in maniera diretta. Il fluido resterebbe caldo, ci si potrebbe produrre energia elettrica e teleriscaldamento, poi verrebbe reiniettato a tremila metri di profondità. Non andrebbe mai a contatto con l’ambiente esterno”. Un progetto ambizioso, di cui però si sente sempre più il bisogno. Soprattutto per la produzione di batterie, visto l’aumento nelle vendite di veicoli elettrici, con stime che parlano di circa 40 milioni di auto entro il 2030.
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