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Terremoto Rovigo: cos'è l'"effetto budino" della Pianura Padana

In provincia di Rovigo sono state avvertite due cosse di terremoto con epicentro rispettivamente a Ceneselli e Salara: parola all'esperto dell'Ingv

Nella provincia di Rovigo è stata registrato un terremoto di magnitudo 4.2 della scala Richter con epicentro a Ceneselli a 8 chilometri di profondità.

La Rete Sismica Nazionale dell’Ingv ha registrato una seconda scossa in Veneto, questa di magnitudo 2.0, anche a Salara. Le scosse riguardano una zona che non viene considerata generalmente sismica, ma il terremoto è risultato molto forte ed è stato avvertito anche in Emilia Romagna, in particolare nel Ferrarese, e in Lombardia.

Le scosse sono state avvertite anche nelle regioni limitrofe a causa di un fenomeno chiamato “effetto budino“, in cui l’energia si concentra nei sedimenti del Po che oscillano maggiormente rispetto alle rocce presenti sull’Appennino o sulle Alpi.

Il terremoto a Rovigo e l’effetto budino

Delle forti scosse in provincia di Rovigo e dell’effetto budino ha parlato al Corriere della Sera Alessandro Amato, sismologo dell’Ingv, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia:

“Se c’è da preoccuparsi? Non particolarmente – ha spiegato l’esperto – quelle della Pianura Padana non sono faglie attive come quelle dell’Appennino abruzzese, della Calabria, della Basilicata o della Campania, però sono comunque faglie che si muovono. Quello di Rovigo è considerato un terremoto piccolo, potrebbe finire così come avere delle repliche.

Il fatto che le scosse si siano sentite anche in Emilia Romagna e in Lombardia dipende dall’effetto budino della Pianura Padana. L’energia si concentra in questi sedimenti del Po che oscillano di più rispetto alle rocce che ci sono sull’Appennino o sulle Alpi”.

Nei giorni in cui si parla tanto dei terremoti ai Campi Flegrei, la terra ha tremato in provincia di Rovigo, zona molto distante dalla Campania. Alessandro Amato dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha spiegato cosa è successo in Veneto:

“Anche se la zona non è considerata particolarmente sismica non bisogna dimenticare che un po’ tutto il territorio italiano è sismico. Il terremoto in Veneto di questa entità, cioè moderato, non deve sorprendere perché è una zona in deformazione: tutta la catena appenninica e le zone intorno, l’Adriatico e la Pianura Padana”.

Le faglie attive della Pianura Padana

Alessandro Amato ha parlato anche delle faglie attive al di sotto della Pianura Padana: “Le chiamiamo faglie cieche perché non si vede la loro espressione superficiale – ha rivelato il sismologo – si pensa che vedendo la pianura del Po tutta piatta questa non sia sottoposta a deformazione, ma non è così. Quando, sotto, andiamo a vedere le linee sismiche si capisce che invece ci sono rocce deformate, pieghe e faglie, alcune di queste attive”.

Il sismologo dell’Ingv ha sottolineato che la Pianura Padana è una zona attiva dal punto di vista sismico, anche se all’apparenza può non sembrare. L’esperto ha ricordato il terremoto del 2012 in Emilia Romagna, una delle regioni d’Italia più colpite da eventi estremi:

“Il terremoto dell’Emilia è stato un evento sismico costituito da una serie di scosse localizzate nel distretto sismico della Pianura Padana emiliana. Scosse di magnitudo 5,9, quindi molto più grandi di quelle di Rovigo, originate dalla presenza di faglie cieche, che noi conosciamo dalla geologia del sottosuolo ma che in superficie non si vedono”.