Sulle coste adriatiche l’invasione delle noci di mare
Nel Mediterraneo prolificano le noci di mare, specie aliena proveniente dall'Atlantico che minaccia l'ecosistema dei nostri mari
All’apparenza sembrano meduse, ma non hanno il potere urticante del flagello dei bagnanti, anche se diffondono lo stesso il terrore tra le onde. Di noci di mare, ctenofori conosciuti con il nome scientifico di Mnemiopsis Iedidyi, se ne avvistano sempre più nelle acque del Mediterraneo causando profonda preoccupazione tra i biologi. Questa specie è infatti molto invasiva e potrebbe rappresentare una grave minaccia per il delicato ecosistema che caratterizza le acque del Mediterraneo.
Giunta dall’Atlantico attraverso le navi cisterna dei porta container, la noce di mare è in grado di devastare secoli di equilibri in pochi giorni. Si nutrono di organismi molto piccoli, come le larve e le uova dei piccoli pesci. Sono capaci di nutrirsi nell’arco di una giornata di tutte le sostanze nutritive presenti in 100 litri d’acqua, consumando quantità di cibo anche quattro volte superiori al proprio peso.
Un vero e proprio flagello dei mari che nell’arco di pochi anni potrebbe impoverire la variegata presenza di creature marine nel Mediterraneo e rendere sempre più gelatinose le nostre acque.
Una vera sciagura che ha una soluzione: impedire alle navi cisterna di riversare nel Mediterraneo le acque di zavorra, fondamentali per la stabilità delle imbarcazioni in assenza di merce, piccolo accorgimento che potrebbe salvare milioni di abitanti del mare. Le noci di mare depauperano le sostanze nutritive costringendo spesso alla fame molti pesci che stentano a sopravvivere.
Le prime attestazioni della presenza di questo specie animale infestante sono state registrate agli inizi degli anni ’80 nel Mar Nero. Da allora, a causa anche dell’eccezionale capacità riproduttiva di questo essere, si è diffuso in tutto il Mediterraneo, divenendo una serie minaccia per la pesca. Un solo individuo è capace di deporre anche mille uova al giorno, un numero vertiginoso che ha scatenato il campanello d’allarme soprattutto nel Mar Adriatico, dove le segnalazioni della proliferazione sono numerose.
Ed è soprattutto nel golfo di Trieste che l’esplosione demografica di questa creatura aliena ai nostri mari ha cominciato a creare notevoli problemi, soprattutto nella Laguna di Marano a Grado, a poca distanza dall’Istria. Un fenomeno che non si ferma nella regione del Friuli Venezia Giulia, ma giunge a toccare anche città situate più a sud come Ancona e Pescara.
Ma a rischio non è soltanto l’ecosistema marino, anche i pescatori lamentano seri problemi a causa della proliferazione della creatura. La conformazione gelatinosa crea notevoli disagi ai lavoratori del mare che spesso lamentano l’impossibilità nel utilizzare i propri attrezzi.
Come risolvere il problema? Con una battaglia tra specie aliene: c’è chi propone di introdurre nei nostri mari un’altra specie ittica che si nutre proprio delle noci di mare: la Beroe Ovata, ghiotte di questo nuovo flagello che potrebbe stravolgere l’ecosistema del Mediterraneo.
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