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Sting, il Barolo e le scuse al Duca: il caso

Sting ha scritto una lettera al figlio dell'ex proprietario della tenuta Il Palagio per porgere le sue scuse per un aneddoto da lui raccontato

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Sting e il Palagio

Hanno fatto molto discutere le dichiarazioni rilasciate da Sting in occasione di una recente intervista a ‘7’, nel corso della quale aveva raccontato un aneddoto legato all’acquisto della sua villa a Figline Valdarno, in provincia di Firenze, in Toscana.

L’aneddoto raccontato da Sting

Nell’intervista a ‘7’ Sting, che recentemente ha deciso di aprire una pizzeria wine bar in un’ala de Il Palagio, ha raccontato: “L’ex proprietario ci offrì un bicchiere di rosso da una caraffa durante la nostra visita al Palagio. Stavamo trattando l’acquisto, la proprietà ci piaceva molto anche se era quasi in rovina. Mi chiese se volessi assaggiare del vino della tenuta e dissi di sì. Era ottimo quindi mi convinse a comprare anche le vigne. Poi abbiamo capito che ci aveva servito un Barolo e non un vino locale“.

Il cantante aveva poi spiegato quando e come aveva scoperto il “trucco”: “Dopo un po’ di tempo, quando abbiamo servito ai nostri ospiti il vino della tenuta e ho visto che qualcuno vuotava il bicchiere nelle aiuole. Abbiamo così deciso di ‘vendicarci’ dimostrando che era possibile produrre del vino ottimo anche dai vigneti del Palagio. Tutta questa nostra avventura toscana in realtà è un modo per vendicarci”.

La replica della famiglia Velluti Zati di San Clemente

In una lettera inviata al ‘Fatto Quotidiano’, Simone Vincenzo Velluti Zati di San Clemente, figlio del duca Simone Francesco, ex proprietario della tenuta Il Palagio, ha replicato così alle parole di Sting, definite “affermazioni che, oltre a non rispondere al vero, sono altamente lesive della memoria di mio padre, nonché della mia reputazione“.

A proposito del “trucco”, il figlio del duca ha parlato di “calunnia velenosa e completamente falsa“. E ha aggiunto: “Niente di più alieno dal carattere, dalle abitudini, dai comportamenti, in una parola, dallo spirito di mio padre, comportarsi come un oste truffaldino e, diciamolo pure, anche un po’ cretino; senza considerare che un signore navigato come Sting, che all’epoca aveva 46 anni, non dovrebbe confondere Barolo con Chianti, vale a dire Nebbiolo con Sangiovese. Ciò che più stupisce è che mio padre è venuto a mancare nel 2012, per cui Sting ha avuto circa 15 anni per permettergli di ribattere personalmente a un’affermazione non solo in malafede, ma anche così assurda e inverosimile da suonare come un vero e proprio boomerang. Ha deciso invece di farlo a ‘babbo morto’, come dicono in Toscana”.

Le scuse di Sting

Alla luce della replica del figlio del duca Simone Francesco, Sting ha deciso di porgere le sue scuse, attraverso una lettera pubblicata sul ‘Corriere della Sera’.

Sting ha precisato: “Gentilissimo Simone Francesco Velluti Zati di San Clemente, Lei ha ragione e Le devo quindi le mie più profonde scuse. L’aneddoto, come riferito, era irrispettoso alla memoria del Suo illustre padre e, per questo, porgo le mie più sincere e inequivocabili scuse. Suo padre era un uomo onesto, che non mi ha mai ingannato”.

Poi ha sottolineato: “L’intenzione dell’aneddoto era fornire un commento ironico sulle mie ingenue ipotesi, sulla mia inesperienza e sul fatto imbarazzante che 25 anni fa non riuscivo a distinguere un Barolo da una saponetta. Dovrei essere ormai consapevole che l’ironia viene più difficilmente percepita nei testi scritti, tuttavia riconosco e accetto che ciò ha causato grande stress a Lei e alla Sua famiglia e per questo sono sinceramente dispiaciuto. Può essere certo che non accadrà di nuovo. Cordialmente”.