Spighe verdi 2018, ecco le 31 bandiere blu della terra
Il premio della Fee premi i territori più attenti alla qualità della vita: in testa ci sono Marche, Toscana, Campania e anche la Calabria.
Possono essere considerati a tutti gli effetti gli alter ego delle bandiere blu che certificano l’eccellenza e la salubrità dei mari italiani. Anche i comuni rurali possono fare affidamento sui loro vessilli, sono le Spighe Verdi e sottolineano quanto un territorio rurale è legato alla qualità della vita, all’agricoltura e alla sostenibilità.
Il riconosicimento viene consegnato ogni anno dalla Fee Italia, la sezione nostrana della ong danese Foundation for Environmental Education che è presente in 73 Paesi del mondo e che ha recentemente annunciato i comuni premiati in un evento realizzato al ministero per i Beni e le attività culturali realizzato assieme a Confagricoltura.
Quest’anno possono esporre la bandiera blu 31 località disseminate in 12 regioni. Marche, Toscana e Campania sono le tre regioni con il maggior numero di certificazioni. La prima con sei località (Esanatoglia, Grottammare, Matelica, Mondolfo, Montecassiano e Numana), la seconda con cinque (Castellina in Chianti, Massa Marittima, Castagneto Carducci, Fiesole e Bibbona) alla pari con la Campania (Agropoli, Positano, Pisciotta, Massa Lubrense e Ascea).
C’è poi la Puglia (Castellaneta, Ostuni e Carovigno) e il Veneto (Calalzo di Cadore, Caorle, Montagnana). Due le località per il Lazio (Canale Monterano e Gaeta) e l’Abruzzo (Tortoreto e Giulianova), mentre c’è un almeno un comune rurale per ognuna delle restanti regioni presenti nell’elenco: Piemonte (Alba), Liguria (Lavagna), Umbria (Montefalco) e Sicilia (Ragusa).
L’iter per poter ottonere le ambite bandiere blu non è semplce: la Fee ha promosso nel corso dell’anno un numero crescente di verifiche sia sui vessilli marittimi che su quelli rurali visto che i questionari compilati in piena autonomia dai comuni devono includere molte informazioni: dalla partecipazione pubblica all’educazione alla sostenibilità, dall’assetto urbanistico all’agricoltura passando per la protezione della biodiversità, la conservazione e valorizzazione del paesaggio, la tutela del suolo.
Ma ci sono anche tanti altri temi, come la gestione del ciclo dei rifiuti, l’efficienza energetica, la salubrità dell’aria, ma anche dell’acqua e dell’ambiente sonoro, la mobilità sostenibile, il turismo e tutti i fattori di rischio del territorio.
A valutare tutte le candidature c’è una commissione a cui hanno partecipato anche i rappresentanti di diversi enti, dal ministero dell’Ambiente a quello delle Politiche agricole passando per il Comando unità tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri, l’Ispra, il Cnr e Confagricoltura.
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