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Scuola, i presidi italiani guadagnano più del doppio dei docenti

Secondo i dati Ocse, i presidi italiani sono tra i più pagati al mondo, mentre gli insegnanti risultano agli ultimi posti tra i Paesi più sviluppati

Scuola

I presidi italiani sono tra i più pagati al mondo, mentre i docenti che insegnano nelle scuole nostrane sono agli ultimi posti tra i Paesi più sviluppati. È quanto emerge da Education at a glance 2022, ultima edizione dell’annuale rapporto dell’Ocse sull’istruzione a livello mondiale, pubblicata nella giornata di lunedì 3 ottobre 2022.

Stipendi presidi e docenti: i dati Ocse

Secondo quanto indicato nel rapporto Ocse, in nessun altro Paese al mondo il differenziale tra quanto guadagnano i presidi e quanto percepiscono i docenti è così alto.

I presidi delle scuole medie in Italia sono accreditati di una retribuzione annua, comprensiva di bonus e indennità, pari a quasi 102mila dollari Usa (al cambio del 31 dicembre 2021, pari a 90mila euro). Si tratta di cifre lorde, che al netto si traducono in circa 3.500/4.000 euro medi al mese.

Un docente di una scuola media italiana, nel 2021, percepiva invece uno stipendio pari a 42mila e 800 dollari all’anno, tra i più bassi: si tratta di circa 1.700/1.800 euro al mese.

Stando a quanto emerso, quindi, i presidi italiani guadagnano 2,38 volte di più rispetto agli insegnanti. Soltanto in Australia, Irlanda, Olanda, Regno Unito e Stati Uniti d’America i presidi percepiscono stipendi maggiori rispetto all’Italia. In questi Paesi, però, il differenziale con le retribuzioni dei docenti è molto più basso: in Australia, per esempio, è pari a 1,88, mentre nel Regno Unito è 1,72.

Significativo è il caso della Finlandia: in questo Paese un docente di una scuola media percepisce uno stipendio che supera i 55mila dollari all’anno, cioè il 30% in più rispetto a un pari grado italiano. I capi d’istituto, sempre in Finlandia, percepiscono 81mila dollari, cioè il 20% in meno rispetto ai loro colleghi italiani.

La polemica

I dati indicati nel rapporto stilato dall’Ocse, una delle maggiori organizzazioni al mondo, sono il risultato di una meda e fanno riferimento all’intera platea dei dirigenti scolastici e degli insegnanti dei Paesi presi in considerazione.

La pubblicazione dei risultati ha scatenato anche reazioni polemiche. Questo, per esempio, il commento di Dario Serpan, riportato da ‘La Repubblica’: “I dati citati non sono veritieri, solo un preside di terza fascia ovvero con moltissimi alunni, o plessi o indirizzi di studio ha uno stipendio che si avvicina ai 4000 euro al mese, quelli di seconda fascia (la stragrande maggioranza) prendono sui 3100, quelli di prima fascia sui 2500″.

Gli altri dati emersi nel rapporto Ocse

Dallo stesso rapporto Ocse è emerso anche che, nel 2019, la spesa italiana per gli istituti di istruzione dal livello primario a quello terziario è stata pari al 3,8% del Pil contro il 4,9% della media Ocse. La spesa media per studente in Italia, invece, è più o meno in linea con gli altri Paesi Ocse: in Italia si spende un po’ di più per gli studenti delle elementari (10.500 dollari contro poco meno di diecimila) e un po’ di meno per quelli delle medie (10.500 contro 11.400). Nella spesa universitaria l’Italia risulta tra gli ultimi: 12mila dollari per studente contro una media di 17.500 dollari. Il dato delle tasse universitarie italiane è sostanzialmente nella media dei Paesi Ocse, ma risulta fra i più alti all’interno dell’Unione europea.