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Scoperta inquietante nel Mediterraneo: si vede anche dallo Spazio

Le immagini satellitari ottenute con l’uso di Sentinel-2 hanno purtroppo rivelato importanti accumuli di rifiuti di plastica nel Mar Mediterraneo

Pubblicato:

Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

L’inquinamento è un tema sempre più presente nei programmi di molti governi e istituzioni, basta solo pensare al progetto Green Deal europeo che ha come obiettivo quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Tra i temi più attuali in merito c’è anche quello dell’inquinamento da plastica che riguarda in particolar modo le acque dei nostri mari. Grazie all’uso di nuove tecnologie satellitari, in particolare i satelliti Sentinel-2 dell’Unione Europea, dei ricercatori hanno scoperto nel Mar Mediterraneo accumuli di rifiuti galleggianti lunghi anche 20 km.

Le immagini satellitari riguardo l’inquinamento del Mar Mediterraneo

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications ha denunciato la presenza nel Mediterraneo di molti rifiuti di plastica. La ricerca condotta dall’Università di Cadice in Spagna e dall’Istituto di Scienze Marine di Barcellona, insieme con l’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Lerici (La Spezia) e dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha fotografato una situazione davvero preoccupante.

Grazie all’utilizzo di immagini satellitari ricavate con l’uso di Sentinel-2 del programma Copernicus della Commissione europea e dell’Agenzia Spaziale Europea, questi ricercatori hanno identificato moltissimi accumuli di immondizia di plastica. Esaminando oltre 300.000 fotogrammi scattati nell’arco di 6 anni sono state scoperte nel Mar Mediterraneo delle vere e proprie fasce, chiamate “windrows” in inglese o ‘andane’ in italiano, composte da rifiuti plastici. Con il termine “litter windrows” (LWs) si identificano aree del Mare Nostrum particolarmente inquinate dove gli accumuli di plastica possono essere lunghe da poche centinaia di metri fino a 20 km.

Sebbene, quindi, i satelliti del programma Copernicus non fossero stati progettati per indagini sull’inquinamento, questi hanno comunque consentito di creare una mappa sulla presenza di plastica nel Mediterraneo. Non solo, sono stati usati per osservare come questi rifiuti si formano e si diffondono. Stefano Aliani dell’Ismar-Cnr, tra gli autori dello studio, ha commentato all’agenzia ‘Ansa’ i risultati: “Cercare aggregati di rifiuti di diversi metri sulla superficie del mare è come cercare aghi in un pagliaio. Nonostante ciò, siamo riusciti a identificare le aree più inquinate e abbiamo osservato che molti rifiuti entrano in mare quando ci sono temporali”.

Quanto è inquinato il Mar Mediterraneo

Il Mar Mediterraneo è stato per millenni protagonista della nascita e dello sviluppo di diverse civiltà: dagli antichi romani agli ottomani. È un ambiente davvero prezioso, non solo perché testimone di secoli di storia ma anche perché conserva specie di flora e fauna marina essenziali per la biodiversità. Negli ultimi anni però il Mare Nostrum sta affrontando diversi problemi. Tra i più importanti c’è senza dubbio l’aumento della temperatura delle sue acque.

Il Mar Mediterraneo, infatti, diventa sempre più caldo come dimostrano le rilevazioni fatte ad esempio nel Golfo di Napoli dove l’acqua è salita di un grado rispetto alla media degli ultimi sette anni. A questo si aggiunge la presenza sempre maggiore di specie invasive. L’arrivo di specie aliene, infatti, è spesso favorito dall’aumento delle temperature e questo purtroppo avviene a discapito dei pesci locali. A questo quadro si aggiungono i problemi legati all’inquinamento, soprattutto di plastica.

Basta solo pensare che il nostro paese, insieme a Egitto e Turchia, è tra i maggiori produttori di plastica. Secondo lo studio “The Mediterranean: Mare Plasticum” dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) Turchia, Egitto e Italia contribuiscono a inquinare il Mar Mediterraneo con circa 132.000 tonnellate all’anno, ovvero circa il 50% dei rifiuti plastici marini presenti. Macro e microplastiche arriverebbero al bacino del mediterraneo attraverso i fiumi.

Stando a questa ricerca, inoltre, sarebbe presente oltre un milione di tonnellate di plastica a inquinare le acque del Mare Nostrum. Le ragioni di questo inquinamento sarebbero da ricercare in diversi fattori come l’alta densità di popolazione nelle zone costiere e la cattiva gestione dei rifiuti. A questi bisogna aggiungere fenomeni come il turismo di massa e la presenza di molte navi mercantili.