Popoli: a tu per tu con i lupi
Nel parco nazionale della Majella c'è un rifugio dove si curano e studiano i lupi, un tempo protetti e oggi a rischio abbattimenti
Preservare l’incolumità del lupo e difenderlo dal rischio di estinzione. Agli inizi degli anni ’80 il problema era di stretta attualità e il canis lupus, nome scientifico dei bellissimi esemplari che popolano gli appennini, rischiava seriamente di sparire dal panorama faunistico italiano, una perdita terribile per un animale presente da sempre nell’immaginario collettivo italiano. In Italia, ufficialmente, un censimento ne contava appena un centinaio, davvero troppo pochi. Si corse ai ripari istituendo una preziosa banca genetica del lupo a cui attingere nel caso in cui gli esemplari liberi fossero diminuiti ulteriormente.
Una riserva da utilizzare soltanto in caso di grave emergenza. Venne così istituito il centro visita del lupo presso Popoli, in provincia di Pescara, nel parco nazionale della Majella, alle pendici del massiccio del Morrone. Il centro, doveva servire come una sorta di arca, un’ultima spiaggia nel caso in cui gli esemplari liberi fossero diminuiti in maniera preoccupante. Fortunatamente l’emergenza rientrò, i lupi si moltiplicarono e il rischio estinzione si allontanò.
Oggi la struttura ha quindi modificato radicalmente la propria funzione, non più una banca dati genetica, ma anche e soprattutto un centro dove curare i lupi affetti da patologie, farli guarire per poi reintegrarli nel proprio ambiente naturale in modo da mantenere stabile il numero di esemplari presenti sul territorio. Non sempre però è possibile reinserirli in natura, perché troppo malati o vecchi, o troppo abituati alle attenzioni che gli attenti e premurosi veterinari hanno prestato loro. In questi casi il centro situato alle pendici degli appennini funziona quindi come ricovero, un sicuro rifugio dove i lupi possono passare, protetti e accuditi, la propria vita in un ambiente progettato interamente per loro.
Grazie alla presenza costante di esemplari di lupo il centro svolge anche accurate ricerche per indagare gli aspetti ancora nascosti del comportamento degli animali protagonisti delle favole più disparate e allo stesso tempo si prodiga per creare e diffondere la cultura del lupo, in modo da scacciare l’idea stereotipata di un’animale cattivo e malvagio.
Dai tempi in cui rischiava l’estinzione le cose sono radicalmente cambiate, la situazione si è ribaltata e dopo quasi 50 anni di protezione si è iniziato a parlare di abbattimenti controllati a causa delle lamentele degli agricoltori che denunciano seri danni alle proprie colture causate da branchi sempre più incontrollati. Per risolvere il problema si pensa a recinti elettrificati e l’abbattimento al massimo del 5% della popolazione attuale, in modo anche da annullare il rischio che i bracconieri possano decidere di liberarsi degli sgraditi ospiti con metodi brutali, senza il controllo della forestale.
Gli animalisti però promettono battaglia. Consentire l’abbattimento controllato, secondo il parere di chi intende difendere la vita dei lupi, darebbe legittimità alla caccia indiscriminata e a fenomeni illegali che purtroppo sono già fin troppo diffusi. Ogni anno si contano almeno 300 morti a causa di fucilazioni, avvelenamenti e incidenti stradali.
Dati che confermano un odio ancora molto radicato nei confronti di un animale da sempre bistrattato.
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