Pompei, cittadino inglese restituisce pezzi rubati negli anni 70
Un cittadino inglese ha restituito reperti rubati a Pompei e ritrovati in soffitta dopo oltre cinquant’anni: erano stati trafugati negli anni ’70
Al Parco Archeologico di Pompei è stato restituito un pacco proveniente dal Regno Unito contenente alcuni reperti risalenti all’antica città romana che erano stati trafugati negli anni Settanta da un cittadino inglese e ritrovati di recente nella soffitta del pronipote, che ha provveduto alla riconsegna.
Chi è l’uomo che ha restituito i reperti di Pompei e perché lo ha fatto
Non è la prima volta che accade, ma ogni volta riaccende interrogativi sulla relazione che le persone intrattengono con il passato. Il protagonista della vicenda è un cittadino inglese che ha riferito di aver scoperto alcuni frammenti di intonaco all’interno di una scatola custodita nella soffitta di famiglia, nella città di Bolton, Regno Unito.
Cinque frammenti di intonaco risalenti all’epoca romana, accompagnati da un biglietto scritto a mano, risultavano appartenere all’antico sito di Pompei, da cui sarebbero stati prelevati illegalmente negli anni Settanta da un parente, identificato solo come “zio Bob”.
Dopo il ritrovamento, l’uomo – identificato con il nome di Paul – ha preso contatti con il Parco Archeologico e ha provveduto alla spedizione dei materiali, seguendo le indicazioni ricevute da una delle archeologhe del sito. Insieme ai reperti, ha allegato un secondo biglietto in cui dichiarava di voler restituire quanto trovato, mantenendo la promessa fatta durante la telefonata.
Il Parco ha dato notizia del gesto anche attraverso i propri canali social, ringraziando il mittente per la collaborazione. Come si legge sul post Facebook del Pompeii – Parco Archeologico del 3 luglio: “Ogni tanto a Pompei arrivano dei pacchetti con dei reperti rubati, negli anni, che poi i visitatori decidono di restituire”.
Il post FB prosegue: “Alcuni perché vittime della cosiddetta “maledizione di Pompei”, ovvero quella “sfortuna” che può colpire chi trafuga reperti che spinge molti turisti a distanza di tempo a rispedire via posta ciò che è stato preso dal sito. Negli scorsi giorni a Pompei è arrivato un pacchetto proveniente da Bolton (UK), contenente alcuni pezzi, frammenti di intonaco, accompagnati da un biglietto che spiega che erano stati trafugati negli anni 70 da uno zio del mittente, e poi di recente ritrovati nella sua soffitta”.
Cos’è la “maledizione di Pompei” e perché tanti turisti spediscono indietro i reperti
Nel corso del tempo è nata una vera e propria leggenda intorno al Parco Archeologico di Pompei: quella della “maledizione di Pompei”. Secondo una narrazione che ha avuto ampia diffusione a partire dagli anni Novanta, numerosi turisti avrebbero restituito reperti sottratti dopo essere stati colpiti da una sequenza di eventi negativi.
Una delle prime testimonianze emerse in tal senso fu quella riportata da un giornalista, Antonio Irlando, che raccontò di una lettera ricevuta dalla Soprintendenza, nella quale un cittadino spagnolo spiegava di voler riconsegnare due tessere di mosaico bianco poiché, dopo averle prese, era stato colpito dalla “malasuerte”. La vicenda fu divulgata per evidenziare come il timore di conseguenze spiacevoli potesse dissuadere futuri tentativi di furto.
Nel tempo, diversi altri pacchi sono giunti al sito archeologico, spesso contenenti piccoli oggetti, cocci o pietre, con allegati messaggi di scuse. In uno dei casi più noti, una turista canadese scrisse di aver deciso di liberarsi di alcuni frammenti perché convinta che fossero collegati a eventi negativi della sua vita personale e familiare.
Anche il direttore attuale del Parco, Gabriel Zuchtriegel, è intervenuto sul tema in varie occasioni. L’attenzione resta alta anche grazie a un sistema di sorveglianza interna composto da centinaia di telecamere, il cui obiettivo è proprio quello di tutelare il patrimonio archeologico, evitando che venga trattato come un insieme di souvenir.
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