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La "maledizione" di Pompei: turista riconsegna reperti trafugati

Una turista si è ammalata di cancro dopo aver trafugato dei reperti a Pompei: la donna ha attribuito la sventura alla "maledizione" dell'antica città

Sito archeologico Pompei

Al direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, è arrivato un pacco contenente una lettere e alcuni reperti antichi: a inviarlo è stata una giovane donna che dice di essere stata colpita dalla “Maledizione di Pompei“.

Nella lettera, infatti, la donna spiega che nel corso di una sua visita nel sito archeologico campano, ha trafugato alcuni reperti di pomice. In seguito a quel gesto, la sua vita non è stata più la stessa: nel giro di poco tempo le è stato diagnosticato un cancro.

Pompei, una donna restituisce gli oggetti trafugati

La donna, girando sul web, avrà scoperto della leggenda che aleggia su Pompei, eletta una delle migliori mete da visitare nel 2024 dal National Geographic, e sulla maledizione che colpirebbe chi osa impossessarsi di pietre e reperti antichi. Consapevole di aver sbagliato, ha deciso di restituire i reperti trafugati, inviandoli insieme a una lettera.

Nella missiva, la donna ha scritto. “Non sapevo della maledizione, non sapevo che non avrei dovuto prendere delle pietre. Nel giro di un anno mi sono accorta del cancro. Sono giovane e in salute e i medici dicono che è solo sfortuna”. Nella parte finale della lettera, la donna si rivolge al direttore del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegel, chiedendo perdono: “Per favore accetti le mie scuse e questi pezzi, mi dispiace”.

Il direttore Gabriel Zuchtriegel ha pubblicato il contenuto della lettera, rigorosamente anonima, sul suo profilo di X, rispondendo così alla donna: “Cara anonima mittente di questa lettera, le pietre di pomice sono arrivate a Pompei. Ora buona fortuna per il tuo futuro e in bocca al lupo come diciamo in Italia”.

Cos’è la maledizione di Pompei

All’interno della lettera inviata a Zuchtriegel si fa riferimento alla “Maledizione di Pompei” che come molte altre leggende, è avvolta dal mistero. Per provare a capire in che modo sia nata questa leggenda, bisogna compiere un lungo viaggio a ritroso nel tempo, arrivando fino all’età dell’antica Roma.

Secoli fa i romani presero in considerazione l’idea che Pompei fosse un luogo punito dagli dei, per via dell’eruzione del Vesuvio che spazzò via la cittadina campana nel 79 dopo Cristo. In molti pensavano che l’eruzione fosse la manifestazione della collera divina e una punizione nei confronti degli abitanti di Pompei, rei di essersi abbandonati a una sorta di “decadentismo”.

Le credenze, inevitabilmente, si mischiano con la superstizione, soprattutto di fronte a episodi che alimentano la vulgata popolare. Quanto successo alla donna che ha restituito i reperti trafugati, infatti, ha dei precedenti, come l’episodio avvenuto nel 2005.

Anche in quell’occasione la protagonista della storia fu una donna: una turista canadese di 21 anni che in vacanza in Italia, colse l’occasione per visitare Pompei, uno dei siti archeologici più famosi d’Italia e del mondo. Passeggiando tra le rovine dell’antica città, non seppe resistere alla tentazione di impossessarsi di tasselli di mosaico, pezzi di anfore e frammenti di marmi trovati lungo il suo cammino.

La canadese, quindici anni più tardi, restituì i reperti trafugati al Parco Archeologico, inviando una lettera che raccontava la sua tragica storia: “Ho preso alcuni tasselli quando ho visitato Pompei nel 2005 – si legge nella lettera riportata da Il Messaggero – ero giovane e stupida. Volevo avere un pezzo di storia che nessuno poteva avere, ho preso un pezzo di storia cristallizzato nel tempo e che in esso ha tanta energia negativa”.

E ancora: “Ora ho 36 anni e ho avuto il cancro al seno due volte, l’ultima volta finito in una doppia mastectomia. Io e la mia famiglia abbiamo anche avuto problemi finanziari. Siamo brave persone e non voglio passare questa maledizione alla mia famiglia o ai miei bambini. Per questo perdonatemi per il gesto fatto anni fa, ho imparato la lezione”.