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Nuova scoperta: i Neanderthal del Circeo non erano cannibali

La scoperta alla Grotta Guattari del Circeo permette di smentire una teoria di 80 anni: gli uomini di Neanderthal della zona non erano cannibali

Circeo, resti Neanderthal

Nuova scoperta relativa ai resti di 9 uomini di Neanderthal ritrovati nella grotta di Guattari al Circeo: non erano cannibali.

Il recente ritrovamento dei resti preistorici smentisce una teoria che circola ormai da 80 anni, quella che gli uomini di Neanderthal si mangiassero tra di loro. Secondo gli esperti, si possono mettere finalmente a tacere le ipotesi di cannibalismo, in quanto accanto ai fossili dei nove individui, sia maschi che femmine di diverse età, sono stati portati alla luce anche le ossa di animali come elefanti, rinoceronti e iene.

Proprio le iene sono le principali indiziate della morte degli individui preistorici ritrovati al Circeo: sarebbero loro le maggiori responsabili dei segni di rosicchiamento trovati su centinaia di ossa e in particolar modo sui frammenti di calotta cranica.

I Neanderthal del Circeo non erano cannibali: la scoperta

Ancora non è del tutto chiaro se i Neanderthal siano stati uccisi dalle iene o se questi animali abbiano mangiato i resti dopo la loro morte: le iene, infatti, sono solite sgranocchiare ossa e potrebbero aver aperto una cavità nel cranio per raggiungere il cervello. In ogni caso, la recente scoperta smentisce la tesi del cannibalismo portata avanti negli ultimi 80 anni.

I nuovi resti emersi dalla Grotta Guattari testimonia ulteriormente l’importanza del sito del Circeo che pur essendo oggetto di studio fin dagli anni Cinquanta, non era ancora stato scavato fino agli ultimi mesi. Gli scavii hanno portato alla luce aree inesplorati, tra cui una cavità che si allaga durante i mesi invernali.

Quella del Circeo rappresenta una vera e propria banca dati di 60 mila anni e uno dei siti paleolitici più importanti in Europa e nel mondo. La scoperta dei nove uomini di Neanderthal è frutto delle ricerche condotte a partire dall’ottobre del 2019 dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina in collaborazione con l’Università degli studi di Roma Tor Vergata.

Il team, composto da archeologi, antropologi, geologi e paleontologi, ha lavorato anche sull’area anteriore alla grotta. Le ricerche hanno portato alla luce diverse ossa bruciate, ossa con segni di tagli e pietre scolpite: questo significa che la zona era popolata da tanti Neanderthal.