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Milano, scatta l'allarme Takahashia japonica: cos'è e rischi

A Milano è scattato un nuovo allarme chiamato Takahashia japonica: di cosa si tratta e quali sono i rischi legati alla presenza di questo parassita

Takahashia japonica

A MIlano è scattato un nuovo allarme: si chiama Takahashia japonica ed è un parassita avvistato per la prima volta in Giappone alla fine dell’Ottocento, che adesso sta infestando gli alberi del capoluogo lombardo.

Cos’è la Takahashia japonica

La Takahashia japonica è un parassita di origine asiatica, che appartiene alla famiglia delle Coccidae. Per la prima volta ha fatto la sua apparizione in Giappone a fine Ottocento, su alcuni alberi di gelso.

Questo parassita, facilmente riconoscibile per gli anelli bianchi che è possibile osservare mentre penzolano dai rami, si nutre principalmente di linfa ed è polifago: non ha un regime dietetico specializzato e si ciba di diverse sostanze e, per questo motivo, non colpisce una pianta nello specifico.

In Europa è stato segnalato per la prima volta nel 2017, all’interno di un parco comunale a Cerro Maggiore, nell’hinterland nord-ovest di Milano. Da quel momento è partita la sua colonizzazione.

In Lombardia, il parassita chiamato Takahashia japonica, come riporta ‘MilanoToday’, è stato trovato principalmente su alberi decidui ornamentali, come gli aceri (in particolare Acer pseudoplatanus), l’albizzia, l’albero di giuda (Cercis siliquastrum), il carpino bianco, il gelso nero e bianco, il bagolaro e il liquidambar.

Stando alle prime osservazioni dell’Ersaf (Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste), questo parassita una sola generazione all’anno: in primavera, tra la fine del mese di aprile e l’inizio di maggio, le femmine adulte producono gli ovisacchi (anelli lunghi dai 4 ai 5 centimetri di colore bianco con al loro interno migliaia di uova) e, a fine maggio, le neanidi escono dalle uova e migrano verso le foglie, dove si alimentano della linfa e restano fino al mese di ottobre, quando tornano sui rami continuando a nutrirsi della linfa.

Quali sono i rischi della Takahashia japonica

La Takahashia japonica non è il primo parassita che ha colpito gli alberi di Milano. I danni legati alla sua presenza sono direttamente proporzionali alla quantità di linfa che questo parassita riesce a estrarre dalla pianta.

Dall’Ersaf, come riportato da ‘MilanoToday’, hanno spiegato che, in presenza di una forte infestazione, può verificarsi il disseccamento delle foglie e dei rami più giovani.

I danni maggiori, hanno spiegato gli esperti dell’Ersaf, sono “causati dalle neanidi di prima età che si posizionano sui giovani germogli delle foglie e sulle gemme fiorali, provocandone il disseccamento e la caduta e, di conseguenza, anche la mancata produzione dei frutti“. Al momento, non risultano conseguenze per animali ed esseri umani.

In caso di infestazione contenute, gli esperti suggeriscono di intervenire potando i rami che ospitano la Takahashia japonica. Nell’eventualità in cui l’infestazione sia, però, più marcata, il consiglio è quello di rivolgersi a dei professionisti.

Al parco Moravia di Milano, intanto, ha preso il via la prima sperimentazione per combattere questo parassita, che prevede l’uso di prodotto biologico a base di olio di Neem. Elena Grandi, assessore comunale al Verde, ha spiegato in alcune dichiarazioni riportate da ‘La Repubblica’: “Monitoreremo l’effetto di questo trattamento e, se dovesse funzionare, lo estenderemo anche agli altri alberi della città colpiti dai parassiti. Non usiamo antiparassitari chimici perché è sempre necessario fare un bilancio dei pro e dei contro: per debellare la Takahashia si rischierebbero danni alla salute delle persone e di altri insetti o piante”.