Allarme miele cinese in Italia, è protesta: cosa è successo
Scatta l'allarme per il miele cinese in Italia: gli apicoltori scendono in piazza per protestare contro la concorrenza dei prodotti extra Ue
Scatta l’allarme miele in Italia: gli apicoltori sono scesi in piazza per protestare contro la concorrenza “sleale” dei prodotti importati dai Paesi al di fuori dell’Unione Europea e in modo particolare dalla Cina.
Il miele cinese verrebbe venduto a prezzi stracciati e sarebbe non conforme agli standard qualitativi e di sicurezza alimentare. Gli apicoltori si sono riuniti in un sit-in andato in scena in piazza Santi Apostoli a Roma per protestare contro la concorrenza del miele extra Ue.
Allarme miele cinese in Italia: gli apicoltori scendono in piazza
Come riferito dal Gambero Rosso, in Italia ci sono 1,6 milioni di alveari e circa 75.000 apicoltori nazionali costretti a fare i conti con diverse difficoltà: oltre all’aumento dei costi di produzione per far fronte ai cambiamenti climatici, sono chiamati anche a combattere contro gli arrivi di prodotti stranieri di bassa qualità e venduti a prezzi stracciati.
Alla Comunità Europea gli apicoltori chiedono di comprendere i problemi di questa situazione, invocando la necessità di scrivere in maniera chiara la provenienza del prodotto sulle etichette delle confezioni di miele presenti sugli scaffali dei supermercati italiani ed europei.
Gli apicoltori scesi in piazza Santi Apostoli a Roma, nel cuore del Centro Storico della Capitale, chiedono l’istituzione di una legge comunitaria che obblighi tutti i produttori alla tracciabilità: avere un’etichetta con l’indicazione della provenienza del prodotto rappresenta l’unico modo per difendere l’apicoltura italiana e la biodiversità del miele nostrano.
Il Presidente della Commissione Agricoltura Mirco Carloni ha applaudito le proteste degli apicoltori, scesi in piazza a Roma per difendere il settore: “Dobbiamo ringraziare gli apicoltori perché stanno facendo un favore ai consumatori italiani che devono capire cosa c’è dietro un’etichetta – le parole di Carloni riportate dal Gambero Rosso – perché c’è una grande differenza tra un miele fatto in Italia e l’altro miele. Lo sappiamo bene, per questo stiamo predisponendo un testo per tutelare la tracciabilità del prodotto”.
I problemi del settore
Il momento del miele italiano, considerato una vera e propria eccellenza a livello internazionale: la produzione di quello che viene definito “oro giallo” sta vivendo un periodo travagliato per tanti motivi, su tutti la proposta a basso costo che arriva dall’estero.
A tal proposito Coldiretti ha lanciato un vero e proprio allarme: “Nel 2023 sono arrivati in Italia oltre 25 milioni di chili di miele straniero a fronte di una produzione nazionale stimata in 22 milioni di chili, che ha risentito fortemente degli effetti del clima. Il prezzo medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue è stato di 2,14 euro al chilo”.
Le differenze in termini di prezzo sono evidenti: in Italia per produrre un chilo di miele ci vogliono almeno 4,1 euro, mentre la media dei prodotti importati dai Paesi al di fuori dall’Unione Europea è di 2,14 euro al chilo. Un confronto impari che rischia di mettere in ginocchio l’intero sistema italiano e continentale.
Confrontarsi con il miele cinese venduto a prezzi inferiori diventa sempre più difficile per gli apicoltori italiani. Il settore del miele, al pari di altri prodotti alimentari, negli ultimi anni è stato chiamato ad affrontare i problemi causati dai cambiamenti climatici del nostro Paese e dai conflitti internazionali che hanno influenzato negativamente il mercato.
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