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Nelle acque del lago di Garda ci sono 43 specie aliene

Nel Lago di Garda ci sono 43 specie aliene, alcune delle quali molto invasive: dopo la cozza del Dnepr, oggi si teme l’arrivo del granchio blu

Lago di Garda: ci sono 43 specie aliene

Le specie aliene nel lago di Garda salgono a 43: l’ultima arrivata si chiama Dreissena bugensis, ed è nota anche come cozza quagga o cozza del Dnepr. È stata identificata nel marzo 2022 in due punti distinti del Garda dagli scienziati della Fondazione Edmund Mach, che hanno descritto la scoperta in uno studio pubblicato sulla rivista ‘BioInvasions Records’.

Il conto delle specie aliene nel lago di Garda continua a salire: oggi siamo a quota 23 pesci, 16 invertebrati, 3 macrofite e una macroalga. Quasi tutte sono giunte nel bacino italiano agganciate a carene, ancore e motori di natanti provenienti da altri laghi e fiumi.

Una nuova specie aliena nel Lago di Garda: il totale sale a 43

Con l’arrivo della cozza del Dnepr, il numero delle specie aliene ufficialmente censite nelle acque del lago di Garda sale a 43. La cozza, identificata nel 2022, si aggiunge così all’elenco di specie non autoctone del Garda stilato dalla Fondazione Edmund Mach.

“Si chiama Dreissena bugensis ed è un mollusco, comunemente detto “quagga mussel”, originario del fiume Dnepr, che nasce dalle colline Valdai in Russia e sfocia, dopo aver percorso l’Ucraina, nel Mar Nero”, spiega la Fondazione.

È stata individuata, si legge nello studio, in due punti distinti del bacino, a Bardolino e Castelletto di Brenzone. La cozza del Dnepr ha già da tempo invaso diversi fiumi tedeschi, e come la maggior parte delle specie alloctone presenti nel bacino del Garda è arrivata a bordo di carene, ancore e motori di imbarcazioni trasportate dall’estero o da altri bacini.

Cozza del Dnepr, un nuovo pericolo per la biodiversità del Garda

“Considerando l’alto tasso di colonizzazione”, si legge nello studio, “si può presumere che Dreissena bugensis si stabilirà presto con popolazioni dominanti in tutto il bacino, e che si diffonderà presto in altre acque italiane”.

La cozza del Dnepr è più piccola della temibile cozza zebra (Dreissena polymorpha), inserita tra le 100 specie invasive più dannose del mondo, ma la sua presenza è altrettanto preoccupante.

“È una specie altamente invasiva tanto che, come successo per esempio nel Lago di Costanza, è stata in grado di soppiantare anche le specie aliene precedentemente presenti, colonizzando velocemente l’intero ambiente”, spiega nel suo blog Filippo Gavazzoni, vice presidente della Comunità del Garda. “Per il Garda potrebbero volerci solo 4 anni”.

La cozza del Dnepr è soltanto l’ultima di una lunga serie di specie aliene osservate nelle acque del lago di Garda, che secondo i ricercatori della Fondazione Mach conferma “il suo ruolo cruciale di corridoio alpino meridionale per l’introduzione di specie non indigene già stabilite sul confine settentrionale delle Alpi”. Il timore, oggi, è che la 44esima specie aliena del Garda possa essere il feroce granchio blu, arrivato alle porte del Mincio.

Specie aliene nel Garda, 60 anni di invasioni

Il primo episodio risale agli anni Sessanta, quando dai laghi tedeschi giunse la cozza zebra. Non tutte le specie aliene del lago di Garda hanno “invaso” il bacino: l’avvistamento più straordinario resta quello della medusa d’acqua dolce Craspedacusta Sowerbii, che dopo il primo censimento ufficiale nel 2008 è stata osservata soltanto sporadicamente.

Completamente diverso il caso delle cozze striate e del gamberetto killer (Dikerogammarus villosus), animali piccolissimi ma capaci di infliggere danni incalcolabili agli ecosistemi dei bacini d’acqua dolce, soppiantando popolazioni autoctone come l’Echinogammarus Stammeri, estinto in pochi anni, e addirittura altre specie aliene: Gavazzoni la chiama “colonizzazione 2.0”.

La dimensione contenuta in un certo senso aiuta la diffusione di queste specie invasive, che arrivano quasi sempre a bordo di attrezzatura da pesca, imbarcazioni, mute da sub, corde: il gamberetto killer, per esempio, può resistere anche 5 giorni fuori dall’acqua.

È per questo che il Contratto di Lago, siglato alla Comunità del Garda nel 2019, prevede una norma specifica per la sanificazione delle carene e dei motori dei natanti: proteggere il bacino dall’invasione di minuscoli nemici, spesso allo stato larvale, è una priorità assoluta per la tutela del territorio.