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In Italia scoperta una nuova specie di granchio blu

Il granchio blu non è solo: i ricercatori del CNR-Irbim di Ancona hanno scoperto nell’Adriatico una seconda specie che viene dal Mar Rosso

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C’è un nuovo granchio blu in Italia: oltre a quello ormai ben noto, i ricercatori hanno individuato un altro tipo di granchio blu, arrivato dal Mar Rosso tramite il Canale di Suez. Del tutto simile al Callinectes sapidus, il temibile predatore di mitili e reti da pesca che finisce sempre più spesso sulle nostre tavole, il Portunus segnis è riconoscibile solo dalla colorazione.

La nuova specie, che era già stata osservata in Sicilia, è stata individuata dai ricercatori dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-Irbim) di Ancona. La scoperta è stata possibile grazie alla preziosa collaborazione dei pescatori locali, che hanno subito segnalato l’esemplare sospetto e lo hanno consegnato (vivo) agli esperti dell’istituto.

Granchio blu: scoperta una seconda specie in Italia

L’invasione del granchio blu è ormai una questione da risolvere a ogni costo. I crostacei dalle chele blu sono una concreta minaccia per la biodiversità dei nostri mari e una terribile piaga per i pescatori italiani, che si trovano interi allevamenti decimati dai voraci predatori amanti dei molluschi.

Ebbene, le brutte notizie potrebbero non essere finite: i ricercatori dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-Irbim) di Ancona hanno scoperto che esiste un’altra specie di granchio blu sulle coste italiane.

L’esemplare che ha reso possibile la scoperta, pubblicata sulla rivista BioInvasion Records, è stato pescato nel novembre del 2022 nei pressi del porto di Ancona, e subito segnalato dai pescatori. Il granchio è stato infine consegnato alla sede marchigiana del CNR, dove è stato identificato come Portunus segni.

Granchio blu del Mar Rosso: si rischia una doppia invasione?

A differenza del Callinectes sapidus, che proviene dalle coste atlantiche del continente americano, il Portunus segni è arrivato nell’Adriatico dal Mar Rosso, attraverso il Canale di Suez.

Già osservato sulle coste ioniche della Sicilia, il granchio blu del Mar Rosso è “morfologicamente ed ecologicamente simile al granchio blu atlantico, ha già colonizzato i settori più orientali del Mediterraneo”, spiega al ‘Corriere’ Ernesto Azzurro, dirigente di ricerca del Cnr-Irbim.

La presenza invasiva della specie, prosegue l’esperto, ha avuto conseguenze inizialmente drammatiche per la pesca tunisina, ma si è ben presto trasformato in un’importante risorsa: “oggi una delle risorse di pesca più importanti per la Tunisia, trasformata e commercializzata nei mercati esteri”, spiega Azzurro.

Secondo i ricercatori, non c’è ancora il rischio di una doppia invasione: il granchio blu del Mar Rosso può sopportare una temperatura minima di 10°C. Come si legge nello studio, “specialmente in inverno le temperature del centro e nord Adriatico possono costituire un limite alla stabilizzazione della specie in questa zona”.

Granchio blu nei supermercati: l’iniziativa

Purtroppo, l’altra specie di granchio blu sembra invece trovarsi perfettamente a proprio agio anche nel rigido inverno dell’Adriatico: si parla di tonnellate e tonnellate di pescato, che è importante finiscano sempre più spesso sulle tavole di case e ristoranti italiani.

Fritto, bollito o nelle zuppe di pesce, il granchio blu è un alimento sano, dal buon sapore e semplice da cucinare, perciò sempre più italiani lo acquistano per prepararlo in casa.

Anche se a prezzi sempre più alti, il granchio blu è ormai una presenza stabile sui banchi dei mercati del pesce di tutta Italia, e sta gradualmente facendo la sua comparsa anche su quelli della grande distribuzione. Proprio in questi giorni un noto marchio di supermercati ha lanciato un’iniziativa commerciale che permetterà di trovare il granchio blu, fresco e a chilometro zero, nei punti vendita di cinque regioni.

I granchi pescati tra il Delta del Po e il ferrarese saranno in vendita nei negozi di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Emilia Romagna e Lombardia. “Considerando le alte qualità alimentari del prodotto e la sua versatilità culinaria”, si legge su ‘Il Resto del Carlino’, la società ha deciso di “favorirne la conoscenza e il consumo attraverso la promozione nei propri banchi di pesce fresco in tutti i territori dove l’azienda è attiva”.