I Comuni italiani che vendono le case a 1 euro
L'iniziativa che permette di acquistare case al prezzo simbolico di un euro è nata per salvare le abitazioni di alcuni comuni dall'abbandono e dal degrado
Alcuni comuni italiani hanno deciso di mettere in atto un’iniziativa estremamente innovativa per salvare le abitazioni dal rischio di distruzione e di abbandono. Ovviamente non stiamo parlando di case completamente distrutte, ma di abitazioni che necessitano di ristrutturazione ma che non sono catalogate come inagibili e che conservano una solida struttura.
Vendere una casa a un euro può sembrare deleterio per le finanze del comune ma la realtà è che senza questa iniziativa molte abitazioni sarebbero state abbandonate a loro stesse, causando comunque una perdita all’interno delle casse pubbliche. Per il momento l’iniziativa è diffusa solo in quattro comuni italiani ma ha un grosso margine di crescita e ha il potenziale per diffondersi ovunque.
La vendita delle case a un euro avviene con alcune regole che i cittadini sono obbligati a rispettare per non vedersi togliere in seguito la proprietà dell’immobile. Infatti, chi acquista la casa a questo prezzo, ha l’obbligo di avviare un piano di ristrutturazione che sia finalizzato alla ripresa e alla messa a nuovo della casa. Ogni comune ha delle condizioni precise ma in generale il senso è quello di provvedere a recuperare gli immobili che rischiano di diventare delle catapecchie abbandonate, di ridargli valore economico e reintegrarli sul mercato.
Il primo comune in cui è possibile trovare quest’iniziativa è Lecce nei Marsi, una piccola cittadina abruzzese in provincia de L’Aquila, in cui il numero di case abbandonate è piuttosto elevato. Al momento, tuttavia, il comune ha bloccato le vendite in quanto si sono riscontrati dei problemi con l’Agenzia delle Entrate che potrebbe valersi del valore catastale dell’immobile per le imposte.
Questo comporterebbe un aumento dei costi per coloro che comprano la casa e verrebbe vanificata l’opzione di acquisto a un euro. Come a Lecce nei Marsi, anche in altri comuni italiani la pratica è ferma a causa di problemi burocratici ma si sta cercando di risolverli in quanto le richieste di acquisto sono veramente molte.
Inglesi e tedeschi sono molto interessati all’iniziativa e hanno fatto parecchie offerte per delle case che, al momento, sono bloccate.
Il primo paese a lanciare questa iniziativa fu Salemi, comune siciliano in provincia di Trapani che ha pensato a questo progetto ben otto anni fa e che ha intenzione di recuperare alcune abitazioni abbandonate all’interno del centro storico, in modo da ridargli vita e dignità. Nonostante l’idea geniale, l’iniziativa fallì in quanto molti immobili erano troppo a rischio per essere dichiarati agibili e quindi si fu costretti ad abbandonare il progetto e l’allora sindaco, Vittorio Sgarbi, diede le dimissioni.
Sempre in Sicilia, invece, c’è un paese in cui l’iniziativa ha funzionato bene e ha portato ad assegnare ben cento case. Si tratta di Gangi, comune in provincia di Palermo che ha un futuro radioso davanti a sé grazie alla futura ristrutturazione di tutte le case vendute.
Gli acquirenti hanno l’obbligo di creare un piano di ristrutturazione in un periodo di tempo che va dai sei mesi ai due anni. Questa opzione è molto conveniente per le coppie giovani in quanto possono accedere ai finanziamenti europei che gli permettono di ristrutturare una casa senza spendere un patrimonio; in generale bisogna considerare che i costi si aggirano intorno ai trentamila euro.
Oltre alle spese di ristrutturazione, gli acquirenti devono accollarsi anche tutte le spese notarili e di registrazione. Nonostante queste spese necessarie, l’acquisto delle case a un euro continua a essere un’iniziativa che riscuote un notevole successo e che è pronta a diffondersi anche nel resto d’Italia. Anche alcuni comuni della Gran Bretagna hanno messo in atto quest’iniziativa, mentre altri paesi hanno optato per soluzioni ancora più drastiche per rimettersi in sesto.
Il comune di Ollolai, in provincia di Nuoro, ha utilizzato questo metodo per combattere lo spopolamento e riportare i cittadini e i giovani a vivere all’interno del paese. Questo comune è uno degli ultimi ad aver attuato questa iniziativa e, dopo la prima vendita al prezzo simbolico di un euro, sono arrivate un grosso numero di richieste per le altre abitazioni disponibili e questo permette di prevedere un futuro roseo per questa cittadina sarda.
A Carrega Ligure, in provincia di Alessandria, l’iniziativa si è dovuta bloccare sul nascere in quanto non è stato possibile rintracciare i proprietari delle abitazioni che dovevano essere vendute e non si è riusciti ad accedere a tutte le procedure legali necessarie per dare inizio all’iniziativa. Nonostante i costi per la ristrutturazione sembrino abbastanza alti, in realtà esistono fondi e finanziamenti per la riqualificazione energetica a cui possono accedere tutti i cittadini e che consentiranno di ridurre notevolmente il prezzo dei lavori.
L’iniziativa, per il momento, non ha avuto il successo sperato e non è partita in diversi comuni a causa di problematiche diverse ma, nei luoghi in cui ha funzionato, ha portato a un risultato interessante che dovrebbe fare da esempio per tutte le iniziative future. Sicuramente molti comuni italiani hanno necessità di ripopolare il proprio territorio e, se ne hanno la possibilità, dovrebbero provare a proporre queste iniziative ai loro cittadini, in modo da rimettere in moto l’economia e riempire il paese di persone nuove.
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