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In Italia 2 frammenti dell'asteroide Ryugu: ha 4 miliardi di anni

Due preziosissimi frammenti dell’asteroide Ryugu sono arrivati in Italia: il loro studio permetterà di capire come "invecchiano" i corpi celesti

Le immagini riprese dalla sonda Hayabusa 2 sull'asteroide Ryugu

Totoro e Kiki sono arrivati in Italia: i due preziosi frammenti di asteroide, che pesano pochi milligrammi, sono appena stati consegnati ai laboratori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma.

I due grani sono stati prelevati nel 2019 sulla superficie dell’asteroide Ryugu, nel corso della straordinaria missione Hayabusa 2 dell’Agenzia spaziale giapponese Jaxa, e sono giunti sulla Terra il 6 dicembre del 2020.

Oggi, protetti all’interno di speciali recipienti di acciaio riempito di azoto, i due inestimabili grani d’asteroide sono arrivati nei laboratori dell’Inaf, che si occuperà di studiare l’evoluzione di Ryugu nei suoi 4 miliardi di anni di vita.

Totoro e Kiki, i frammenti di Ryugu in Italia

I due inestimabili frammenti dell’asteroide Ryugu hanno viaggiato dal Giappone all’Italia dentro a una valigetta, per raggiungere i laboratori dell’Inaf, a Tor Vergata, dove resteranno per un anno.

L’Agenzia spaziale giapponese Jaxa ha consegnato i due granelli, giunti sul pianeta Terra nel 2020, all’Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma, che si occuperà di studiare l’evoluzione dell’asteroide nei suoi 4 miliardi di anni di vita.

Ernesto Palomba, ricercatore Inaf  che coordina il gruppo di lavoro che si occuperà di analizzare i due preziosi grani, li ha ribattezzati Totoro e Kiki, come i due celebri personaggi dei film d’animazione del maestro Hayao Miyazaki.

Totoro pesa 1,9 milligrammi ed è lungo circa 2 millimetri, Kiki pesa 0,7 milligrammi e ha una lunghezza di circa 1,7 millimetri: hanno raggiunto l’Italia all’interno di particolari recipienti di acciaio riempito di azoto, che hanno protetto l’ultima tappa di un viaggio di centinaia di milioni di chilometri nello spazio.

Frammenti dal valore inestimabile

Quelli prelevati sulla superficie di Ryugu sono i primi frammenti mai raccolti da un asteroide del genere: “Si tratta del primo campione raccolto appartenente a una classe di asteroidi molto primitivi”, spiega l’Inaf in una nota, “la cui composizione ci fornisce un’istantanea del materiale che ha dato origine al Sistema solare primordiale e alla Terra”.

I due piccolissimi grani sono stati prelevati sulla superficie dell’asteroide Ryugu dalla sonda Hayabusa 2, lanciata nel 2014 dall’Agenzia spaziale giapponese Jaxa per andare alla scoperta del misterioso asteroide a forma di trottola, che è uno degli oggetti potenzialmente pericolosi per la Terra monitorati al centro Neocc di Frascati.

I due frammenti prelevati su Ryugu non sono “pezzi di meteorite qualunque”, come quelli che frequentemente raggiungono la Terra dopo aver illuminato i cieli con le loro scie luminose, e che vengono avvistati spesso anche dall’Italia. Come ricorda Palomba, i due grani, che pesano pochi milligrammi, sono stati “raccolti direttamente nello spazio”, e questo li rende oggetti dal valore inestimabile.

La ricerca italiana sui grani di Ryugu

Il progetto coordinato dal ricercatore dell’Inaf Roma, che coinvolge anche l’Università di Firenze e gli Osservatori Inaf di Napoli e Catania, è l’unico italiano approvato dall’Agenzia spaziale giapponese, e si occuperà di studiare l’evoluzione di Ryugu.

“Andremo a investigare questi grani per andare a vedere la loro composizione e come sono cambiati”, spiega Palomba, “crescendo e maturando nel tempo, nei miliardi di anni in cui sono rimasti sulla superficie dell’asteroide”.

Totoro e Kiki sono molto diversi: uno è stato raccolto in una zona molto antica dell’asteroide, mentre l’altro proviene da una zona scavata proprio durante la missione di Hayabusa 2, ed è quindi “un grano preservato, un campione come poteva essere quello di 4 miliardi e mezzo di anni fa”.

“Il nostro obiettivo principale”, continua il coordinatore della ricerca, “è quello di dimostrare che il grano Totoro è molto differente dal grano Kiki”: ciò dimostrerebbe che l’asteroide ha subito una sorta di “maturazione” nel corso della sua lunghissima vita, e quindi che gli oggetti nello spazio evolvono e, in un certo senso, maturano.