Il fiume Po è invaso da un'alga aliena: cosa è successo e rischi
Si chiama Elodea nuttallii ed è una specie aliena molto invasiva: a Torino le acque del Po sono state invase da un'alga originaria del Nord America
La siccità che si è abbattuta sul Nord Italia in questa prima metà del 2022 non è ancora alle nostre spalle e sta già presentando il conto: i danni all’agricoltura e agli allevamenti sono soltanto l’aspetto più immediato della crisi idrica che colpisce corsi e bacini d’acqua dolce italiani, a partire dal fiume Po.
Sul medio periodo, le condizioni climatiche estreme di quest’anno rischiano di mettere in pericolo gli stessi ecosistemi di laghi e fiumi d’Italia: l’ultimo caso riguarda il Po, nelle cui acque è stata segnalata la presenza di un’alga aliena, particolarmente infestante, che è stato deciso di rimuovere manualmente grazie anche all’aiuto dei volontari.
Po: gli effetti della siccità arrivano a Torino
L’innalzamento delle temperature e la prolungata assenza di piogge hanno reso le acque del Po particolarmente calme, calde e decisamente poco profonde. Il cuneo salino è salito di svariati chilometri, rendendo le acque del fiume più salate e inservibili in agricoltura, e in alcuni tratti il Po scorre oggi al 10% della sua portata abituale.
La “tropicalizzazione del clima” sta facendo vedere i suoi effetti in maniera particolarmente evidente nel corso d’acqua più importante d’Italia, che da secoli contribuisce al nutrimento del tessuto produttivo della pianura padana.
Così, mentre dal letto del fiume in secca emergono carri armati, imbarcazioni e animali leggendari che si credevano perduti, le coltivazioni e gli allevamenti sono a rischio come non mai.
Sul Delta del Po, nel ferrarese, i produttori di vongole sono costretti ormai da qualche tempo a eliminare manualmente le alghe che infestano le acque delle lagune salmastre, e quello del delta non è l’unico tratto del Po in cui il problema delle alghe sta diventando pressante.
L’aumento della salinità delle acque è infatti strettamente collegato al proliferare di queste specie vegetali invasive, che in genere prediligono acque calde e poco profonde, e il Po si presenta oggi come un ecosistema perfetto per la diffusione di specie esotiche e infestanti.
È quello che succede per esempio nel tratto di fiume che attraversa la città di Torino: qui è stata segnalata la presenza di una particolare alga aliena che rientra nella “Black list” della Regione Piemonte, in particolare nell’elenco delle specie esotiche che sono già presenti diffusamente sul territorio “per le quali possono essere applicate misure di contenimento e interventi di eradicazione da aree circoscritte”.
La presenza dell’alga è stata segnalata in più punti del tratto torinese del Po: la proliferazione della specie ha assunto i caratteri di una vera e propria invasione, in grado di mettere a repentaglio l’ecosistema fluviale.
L’alga aliena che ha invaso il Po
L’alga in questione si chiama Elodea nuttallii, è originaria del Nord America e fu introdotta in Europa come pianta per acquari all’inizio del Novecento (le prime notizie si hanno in Belgio nel 1939).
L’Elodea oggi è diffusa in buona parte del territorio europeo, ma viene classificata come specie avventizia, e cioè come una pianta capace di riprodursi solo in un areale molto ristretto e che in genere scompare dopo un certo periodo.
In Italia la presenza di Elodea è limitata ad alcune regioni del Nord, ma sembra che le condizioni climatiche estreme registrate nel corso degli ultimi mesi ne abbiano agevolato la proliferazione, fino a far scattare l’allarme a Torino.
Dopo le diverse segnalazioni giunte dal personale dell’Arpa, dai volontari delle Società remiere e dell’Ente Parco del Fiume Po, è stato messo in campo uno speciale intervento cittadino – definito “intervento coordinato di rimozione naturale” – per sradicare manualmente le alghe infestanti.
L’Elodea, che non a caso è conosciuta anche come Peste d’acqua di Nuttall, è una classica piantina da acquario, ma quando trova le giuste condizioni climatiche tende a proliferare in quantità, creando larghe distese di vegetazione sommersa. Tollera bene l’inquinamento e anche gli attuali livelli di salinità del Po, e si riproduce nel modo più semplice e invasivo possibile: ogni pezzetto di Elodea che viene spezzato dalle correnti può radicare e dare vita a una nuova pianta.
È proprio la crescita eccessiva, tipica delle specie invasive, a poter produrre gli effetti peggiori sull’ecosistema del Po: i fitti letti di alghe ostruiscono i canali di drenaggio e impediscono la navigazione, rallentano il movimento dell’acqua, diminuiscono la luminosità e soprattutto consumano molto ossigeno, cosa che rischia di portare al soffocamento le specie native.
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