Evacuazione Campi Flegrei: cosa accadrebbe in caso di eruzione
Cosa accadrebbe in caso di eruzione ai campi Flegrei? Ecco le ipotesi e gli scenari che riguardano l'evacuazione di tutta la popolazione coinvolta
Nella zona dei Campi Flegrei, durante la giornata di giovedì 7 settembre 2023, si è verificata una scossa di 3.8 gradi, la più forte mai sentita negli ultimi 39 anni. Nonostante l’assenza di dati scientifici riguardo una modifica dell’attuale scenario del punto di vista sismico, la domanda sorge spontanea: cosa succederebbe in caso di eruzione ai Campi Flegrei?
Campi Flegrei, lo scenario in caso di sisma
Lo scenario vedrebbe coinvolta una popolazione di circa 500 mila cittadini in zona rossa e altri 800 mila in zona rossa: per questo motivo diventa fondamentale tornare a parlare, con responsabilità, di un piano di evacuazione molto strutturato per fronteggiare un eventuale sisma.
Uno degli aspetti principali da considerare è l’ampiezza dell’area di possibile apertura delle bocche eruttive: in caso di sisma, infatti, non c’è un unico cratere con cui fare i conti. A tal proposito, il sito ufficiale del Dipartimento della Protezione Civile ha riferito:
“Si prevede che una futura eruzione ai Campi Flegrei possa generare diverse fenomenologie, riassumibili essenzialmente nel lancio di bombe e blocchi di grosse dimensioni nell’immediato intorno del centro eruttivo, nello scorrimento di flussi piroclastici nel raggio di alcuni chilometri, nella ricaduta di ceneri e lapilli a distanza anche di molti chilometri”.
L’area interessata da eventuale eruzione dei Campi Flegrei sarebbe molto vasta: andrebbe a riguardare circa 500 mila persone che vivono in quella che viene considerata la zona rossa e comprende Bacoli, Pozzuoli, Monte di Procida e Quarto per intero, alcune parti di Giugliano e Marano e altre di Napoli come Bagnoli, Fuorigrotta, Pianura, Soccavo, Posillipo, Arenella, San Ferdinando e il Vomero.
Per questa area, in caso di allarme, l’evacuazione preventiva rappresenta l’unica misura di salvaguardia per la popolazione alla luce del pericolo di invasione di flussi piroclastici. Nella zona gialla, invece, ci sono circa 800 mila persone che vivono a Villaricca, Calvizzano, Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli, Casavatore e in 24 quartieri di Napoli. La popolazione che abita in questa zona, qualora si verificasse un’eruzione, verrebbero allontanati temporaneamente.
Il piano di evacuazione
Nell’ipotesi in cui si verificasse un sisma, una fase di preallarme permetterebbe alle persone di allontanarsi in maniera autonoma dalle proprie abitazioni per rifugiarsi in sistemazioni alternative. La seconda fase, quella di allarme, prevede l’abbandono di tutta la popolazione dalla zona rossa, in modo autonomo oppure assistito.
Il tempo massimo di allontanamento in caso di sisma è stimato in tre giorni: le prime 12 ore servono per consentire alle persone di prepararsi e per predisporre le misure necessarie a gestire la regolazione del traffico, mentre le 48 ore successive sono dedicate alla partenza contemporanea, ma cadenzata, dei cittadini presenti all’interno della zona rossa, seguendo un cronoprogramma definito nei piani comunali.
Le restanti 12 ore, invece, hanno la funzione di margine di sicurezza che occorre alla gestione di eventuali criticità e per consentire anche l’allontanamento di tutti gli operatori della Protezione Civile. Come riferito da Repubblica, in occasione dell’ultimo incontro informativo con i cittadini a Pozzuoli, il direttore generale della Protezione Civile della Regione Campania Italo Giulivo aveva dichiarato: “Programmeremo incontri con i Comuni per supportarli nel corretto aggiornamento sulla pianificazione alla luce dei cambiamenti infrastrutturali e viari dei rispettivi territori”.
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