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A Ercolano riaperto un cold case di 2 mila anni fa: la scoperta

A Ercolano riaperto il cold case che riguarda l'identità del giovane sorpreso dall'eruzione del Vesuvio in un ambiente del Collegio degli Augustali

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Sito archeologico Ercolano

Nuove ricerche sul cold case di Ercolano, quello che riguarda l’identità del giovane vittima dell’eruzione del 79 dopo Cristo, il cui scheletro venne trovato disteso su un letto durante gli scavi di oltre 60 anni fa.

Ercolano, riaperto il cold case di 2 mila anni fa

Grazie a una nuova fase di studio, portata avanti utilizzando tecnologie avanzatissime, potrebbe finalmente arrivare il momento in cui verrà risolto il cold case di 2 mila anni, un giallo rimasto a lungo senza risposta.

Nel 1961, durante gli scavi a cielo aperto dell’antica Herculaneum, venne trovato lo scheletro di una vittima dell’eruzione del Vesuvio, in un ambiente del Collegio degli Augustali, trovato disteso su un letto di legno e sepolto dal fango vulcanico.

L’archeologo Amedeo Maiuri decise di lasciare lo scavo del letto con il giovane ritrovato in posizione prona, volutamente incompiuto, così da consentire al pubblico una prospettiva immersiva, lasciando la porzione più superficiale del letto e i resti scheletrici a vista: il tutto protetto da una teca in vetro, in modo tale da attirare l’attenzione dei visitatori sul fatto che il giovane era stato sorpreso dall’eruzione nel sonno.

Dal giorno della scoperta sono stati sollevati degli interrogativi ancora senza risposta: a chi apparteneva lo scheletro? E cosa ci faceva nella ‘Stanza del custode’ del Collegio degli Augustali? Il nuovo intervento di ricerca e restauro potrebbe regalare le risposte tanto agognate.

In collaborazione con l’Università di Bordeaux è stato realizzato un micro scavo dello scheletro del giovane: un lavoro minuzioso che sarà completato a stretto giro di posta in laboratorio.

I rilievi submillimentrici che consentono di riprodurre, virtualmente o con la stampa in 3D, tutto l’allestimento lasciato da Amedeo Maiuri, daranno la possibilità di conoscere meglio l’edificio del Collegio degli Augustali e in modo particolare la misteriosa stanza del custode che prendeva luce e aria non dall’esterno, ma con una finestra all’interno del sacello ed era dotata di una doppia serie di barre verticali.

Un laboratorio a cielo aperto

Francesco Sirano, il direttore del Parco Archeologico di Ercolano, ha parlato così delle ultime ricerche: “L’avanzamento degli studi di antropologia fisica, insieme agli studi sul contesto di rinvenimento permetteranno in breve di avere un’idea sempre più chiara di quello che successe nella notte dell’eruzione a Ercolano, ma anche di chi e di perché si trovava su quel letto – si legge su ‘Ansa’ – Ercolano si conferma anche sotto questo aspetto un laboratorio a cielo aperto per le più varie discipline”.

Il direttore ha proseguito, spiegando: “I resti delle vittime dell’eruzione continuano a fornirci sempre nuovi elementi per ricostruire le ultime ore, e talvolta i minuti di vita di questa cittadina affacciata sul mare al centro del Golfo di Napoli e sulla sua popolazione, dalle abitudini alimentari allo stato di salute, ai mestieri, al rango sociale di appartenenza, alle sue credenze e preoccupazioni”.

Il sito archeologico di Ercolano, sempre oggetto di studi e ricerche, continua a regalare nuove sorprese: all’inizio del 2025, per esempio, è stato risolto il mistero del cervello vetrificato appartenente a una delle vittime dell’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo.