In Emilia Romagna torna l'allarme cimice asiatica: i rischi
Dopo due anni di miglioramento, in Emilia Romagna scatta nuovamente l'allarme cimice asiatica: sono numerosi i danni provocati all'agricoltura

Si ricomincia a fare la conta dei danni provocati dalla cimice asiatica, che nel 2025 ha colpito soprattutto l’Emilia Romagna – diffondendosi anche in Veneto. Dopo due anni in cui la situazione sembrava essersi stabilizzata, la presenza di questo insetto è tornata a causare gravi problemi all’agricoltura, mettendo in ginocchio numerose coltivazioni, prime tra tutte le piantagioni di pere Abate. Il bilancio è davvero preoccupante e ci mette nuovamente di fronte alla fragilità delle nostre difese contro le specie aliene che sempre più spesso giungono in Italia.
Cos’è la cimice asiatica e dove colpisce
La cimice marmorata, conosciuta anche come cimice asiatica per la sua regione di provenienza, è un insetto parassita diffuso tra Cina, Giappone e Taiwan. Appartiene ad una specie piuttosto invasiva, che è stata introdotta per errore negli Stati Uniti già sul finire degli anni ’90, per poi arrivare anche in Italia. La sua presenza è stata segnalata per la prima volta nel 2012 in provincia di Modena, e ormai da tempo rappresenta un pericolo per l’agricoltura locale in tutta l’Emilia Romagna.
Si tratta di un insetto fitofago in grado di causare gravi danni alle piante da frutta e a numerose altre coltivazioni durante il periodo compreso tra la fine della primavera e l’estate, quando torna in attività. Essendo una specie aliena, non ha predatori naturali in grado di contenere la sua diffusione, motivo per cui la cimice asiatica è considerata particolarmente infestante nel nostro Paese. In Emilia Romagna, che aveva visto drasticamente ridursi i danni all’agricoltura negli ultimi due anni, ora torna l’allarme.
I danni all’agricoltura in Emilia Romagna
“Solo nella nostra regione sono stati dati 10 milioni di ristori e indennizzi per gli agricoltori: nel 2025, dopo due anni di miglioramento, la situazione è tornata a peggiorare e per questo stiamo portando avanti ricerche, anche in collaborazione con gli Stati Uniti, per trovare una soluzione” – afferma Alessio Mammi, assessore all’Agricoltura. Le coltivazioni, già messe a dura prova dai cambiamenti climatici e da un’economia traballante, ora devono tornare ad affrontare anche il pericolo della cimice asiatica.
L’allarme arriva da Cia – Agricoltori italiani, che evidenzia il rischio per le aziende agricole dell’Emilia Romagna. “La presenza della cimice asiatica mette in discussione la sostenibilità stessa dell’attività agricola in un territorio che continua a pagare un prezzo altissimo per la presenza di fitopatie e per le restrizioni sui mezzi di difesa” – spiega Stefano Calderoni, presidente di Cia Ferrara. La stagione segna un drammatico calo produttivo soprattutto per le pere, la cui coltivazione è tipica della regione.
La William Bianca ha subito perdite fino al 40%, mentre l’Abate arriva addirittura fino al 60% – a causa non solo delle cimici asiatiche, ma anche della presenza della psilla. I danni, tuttavia, non riguardano solamente le piante da frutto: stavolta l’insetto ha colpito anche il mais e i vitigni, mettendo dunque in pericolo anche la produzione vitivinicola dell’Emilia Romagna.
Come combattere l’invasione di cimici asiatiche
La lotta contro le cimici asiatiche è particolarmente impegnativa, soprattutto perché l’utilizzo di insetticidi efficienti come l’acetamiprid è oggi strettamente regolamentato. Attualmente vengono impiegate misure di protezione come le reti anti-cimice, che in effetti contribuiscono a ridurre l’impatto di questi insetti infestanti sull’agricoltura. Occorrono però soluzioni più efficaci: bisognerebbe agire prima del risveglio primaverile, individuando i luoghi in cui le cimici si rifugiano e catturarle tramite gli appositi aspiratori.
Purtroppo, a causa dei cambiamenti climatici il periodo di svernamento della cimice asiatica non è più così facile da individuare. Se gli insetti sono già attivi, si può procedere con il ghiaccio secco spray per bloccarli, così da catturarli poi in maniera più facile.
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