Cucine e refettori più belli nelle abbazie e monasteri d'Italia
Un tour suggestivo tra le antiche sale destinate non solo al pasto collettivo dei monaci, ma anche alla preghiera e alla meditazione
Molti studiosi sostengono che proprio tra le mura dei monasteri e delle abbazie abbia avuto origine l’arte culinaria italiana ed europea. Nel mondo monastico si può infatti riscontrare un’attenzione vivissima al cibo, al reperimento delle risorse alimentari e ad un’oculata organizzazione e gestione del sistema di approvvigionamento. Cucine e refettori di abbazie e monasteri erano al contempo luoghi di meditazione e preghiera, dove il momento del pasto collettivo era consacrato all’ascolto silenzioso dei testi sacri. Scopriamo insieme alcuni delle antiche sale più suggestive d’Italia.
Abbazia di Chiaravalle, dove nacque il Grana Padano
Forse non tutti sanno che il Grana Padano è nato nel 1134 nell’Abbazia di Chiaravalle, situata a pochi chilometri a sud di Milano. Veniva prodotto in apposite caldaie all’interno del monastero, che possono essere considerati i primi caseifici. I monaci lo chiamarono “caseus vetus”, formaggio vecchio. All’interno del chiostro, edificato nel XIII secolo, si trova il suggestivo refettorio, una sala con cinque campate coperte da una volta a crociera dove si può ammirare uno splendido affresco fiammingo sulla parete di fondo.
Il refettorio dell’Abbazia di Santa Maria di Staffarda
In provincia di Cuneo si trova l’Abbazia di Santa Maria di Staffarda, uno dei grandi monumenti medioevali del Piemonte, caratterizzato dallo stile romanico-gotico e dalla semplicità architettonica tipica dell’ordine cistercense. L’interno del refettorio dei monaci presenta un pilastro e volte a crociera, ricostruite dopo i danneggiamenti subiti durante la battaglia di Staffarda, nel 1690. Qui sono ancora visibili alcune tracce del dipinto raffigurante “L’ultima Cena”.
La cucina dell’Abbazia di Vallombrosa
Nel comune di Regello, in località Vallombrosa, a soli 35 chilometri da Firenze, si trova la celebre abbazia dei monaci vallombrosiani, in cui si predicavano valori come semplicità, povertà e meditazione. Qui si può ammirare il refettorio, le cui pareti sono ornate con una serie di tele, eseguite da Ignazio Hugford (1745). Nell’antirefettorio, si trovano, invece, la grande pala robbiana attribuita a Santi Buglioni, ed un ciclo pittorico di Mario Francesconi, realizzato nel 1998, composto da tre trittici dedicati ai temi del Mistero, della Vita e della Morte. Da qui, si passa nell’ampia cucina divisa in due parti: una seicentesca e una risalente al ‘400. L’ambiente si contraddistingue soprattutto per i robusti tavoli in pietra, la peculiare cappa esagonale ed il camino in pietra serena del 1786.
La cucina della Certosa di Padula
Nella splendida Certosa di Padula, in provincia di Salerno, la cucina dalla forma architettonica rettangolare – riadattata a tale destinazione solo sul finire della prima metà del Settecento – si contraddistingue per la grande cappa posta al centro della sala con volte a botte, su una fornace centrale decorata alla base con piastrelle in maiolica.
Sulla parete di fondo della sala si può ammirare il grande affresco della “Deposizione di Cristo” datato 1650 e firmato Anellus Maurus, probabilmente un monaco. Prima del 1742, anno in cui finirono i lavori di restauro di quell’ala del monastero, la sala era destinata molto più probabilmente a refettorio della certosa.
La cucina del Monastero di San Nicolò l’Arena
La cucina del Monastero dei Benedettini, situato nel centro storico di Catania, è una sala di dimensioni imponenti, progettata da Gian Battista Vaccarini nel XVIII secolo. Si presenta a pianta quadrata, con i forni collocati al centro, in un’elegante struttura ottagonale, il cui spazio era delimitato da colonne e da quattro pareti chiuse e decorate con ceramiche. L’ambiente era collegato al grande refettorio, caratterizzato da una volta altissima, affrescata al centro da Giovan Battista Piparo, con una raffigurazione della Gloria di San Benedetto, unica decorazione pittorica della sala ancora visibile.
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