Crocifisso come Gesù, il secondo caso al mondo scoperto vicino Rovigo
Il ritrovamento nel 2007, gli ultimi studi hanno appurato che lo scheletro ritrovato appartiene a un uomo crocifisso 2000 anni fa
Messo in croce dagli antichi Romani proprio come Gesù. In una sepolutura anonima e isolata nei pressi di Gavello, vicino Rovigo, sono state ritrovate le spoglie di un uomo di 2.000 anni fa che presentano i segni della terribile condanna a morte. Si tratta del secondo caso al mondo documentato di una crocifissione effettuata durante epoca romana.
Dalle analisi effettuate sui resti, lo scheletro pare appartenesse a un uomo di bassa statura, abbastanza gracile, che al momento della condanna doveva avere all’incirca l’età di 30 anni. Molto probabilmente era uno schiavo, questo tipo di condanna, particolarmente feroce, veniva inferta agli individui di condizione non libera che avevano compiuto reati gravi o che semplicemente avevano tentato di scappare e liberarsi dalla condizione di schiavitù.
La scoperta del corpo è stata effettuata diversi anni fa, tra il 2006 e il 2007 dalla Soprintendenza Archeologica del Veneto, durante i lavori della posa in opera di un metanodotto presso La Larda di Gavello. Le ultime analisi e ricerche effettuate sullo scheletro in cattivo stato di conservazione hanno fatto emergere, inequivocabilmente, i segni dell’esecuzione. Le ossa del piede, presentano i segni dell’inserimento dei chiodi. Ad esserne certi sono i ricercatori dell‘Università di Firenze e Ferrara che hanno pubblicato i risultati dei lunghi studi sulla rivista “Archeological and Anthropological Sciences“.
Lo studio multidisciplinare, che ha coinvolto esperti nel campo antropologico, genetico e tafonomico (ovvero la disciplina che studia la formazione dei fossili) non lascia adito a interpretazioni differenti.
La dottoressa Nicoletta Onisto, del dipartimento di Scienze Biomediche e chirurgico specialistiche dell’Università di Ferrara non ha dubbi: “Il calcagno destro mostra inequivocabilmente una lesione causata da sfondamento dal lato mediale (foro d’entrata). La lesione attraversa poi il calcagno fino al lato esterno del piede, confermando l’ipotesi di una esecuzione tramite crocifissione.
L’eccezionalità del ritrovamento sta proprio nella sua rarità. I romani comminavano di frequente questo tipo di pena ai condannati, ma la difficoltà di conservazione delle ossa lesionate e la difficile interpretazione dei traumi sono sempre stati un grave ostacolo per il riconoscimento delle vittime di crocifissione, circostanza che rende particolarmente utile e preziosa il rinvenimento effettuato nella provincia di Rovigo.
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