Bruno, il più grande dinosauro italiano ritrovato in Friuli Venezia Giulia, è da oggi visibile al pubblico
5 metri di lughezza, centinaia di chili di peso ed un'età di almeno 70 milioni di anni: il dinosauro Bruno è finalmente visibile al pubblico
Bruno è grande 5 metri, pesa centinaia di chili ed ha un’età di almeno 70 milioni di anni. Si tratta del fossile di dinosauro più grande mai ritrovato nella penisola italiana. Come è prassi tra i paleontologi gli è stato affidato un nomignolo affettuoso, privilegio affidato solo ai ritrovamenti più importanti che non di rado alcuni territori restituiscono per la gioia degli studiosi.
Alcuni blocchi che conservevano i resti di Bruno erano già stati riportati alla luce più di vent’anni fa, quando fu estratto “Antonio” il primo dinosauro che fu ritrovato sempre in Friuli Venezia Giulia, presso il Villaggio dei Pescatori di Duino Aurisina, poco lontano dalla città di Trieste.
A distanza di quasi due decenni sono stati finalmente eseguiti i lavori di preparazione dello scheletro fossile grazie all’operato dei tecnici dell’azienda Zoic guidati dal geologo Flavio Bacchia.
Ancora custodita dal terreno è rimasta la coda dell’importante fossile, intanto il cranio è stato estratto. Grazie a questa opearzione finalmente il più grande dinosauro italiano può essere finalmente ammirato in tutto il suo mastodontico splendore nella sua versione quasi definitiva.
Gli appassionati di dinosauri possono ammirare i resti riportati alla luce presso l’infopoint di Promo turismo FVG di Sistiana fino al 19 agosto, dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18, sabato e domenica dalle 10 alle 13.00 e dalle 14 alle 18.
Il costo per ammirare Bruno è di appena 3 euro, mentre acquistando il biglietto cumulabile di 8 euro sarà possibile accedere anche al sito di paleontologia del Villaggio del Pescatore, aperto domenica e festivi dalle 16.30 fino alle 20.30.
Bruno è un adrosauro lungo circa 5 metri, dal peso di 700 chili e un’età approssimativa di 70 milioni di anni. Non è stato semplice liberarlo dalla prigione di roccia che lo ha preservato fino ai nostri giorni. Lo standard utilizzato ha seguito tecniche in uso fin dagli anni ’90 del secolo scorso, come lo sgrosso meccanico e la rifinitura a getto d’acido formico, ma le operazioni sono state particolarmente complicate a causa della frammentazione del fossile.
Nelle ultime settimane in cui hanno preso forma le fattezze di Bruno grazie al lavoro dei tecnici dell’impresa Zoic e su mandato della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia che ha dato autorizzazione a procedere all’estrazione e la preparazione del cranio (tre persone per 4 mesi e oltre 2mila ore di lavoro) hanno permesso di ricomporre i blocchi che contengono il fossile e di comprenderne in gran parte la struttura. finale di lavorazione. Curiosa la sua dislocazione su una piega degli strati che curvano il fossile su sé stesso per 180°, ma ancora ignota per ora la ragione della struttura geologica che contorce il dinosauro.
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