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Batteri negli zaini del food delivery: la nuova inchiesta

Food delivery, il Gambero Rosso ha fatto analizzare gli zaini dei rider a fine turno: quanti batteri ci sono nelle sacche usate per le consegne

Nelle sacche usate per le consegne a domicilio oltre 200 colonie di batteri

Le sacche usate per le consegne di cibo a domicilio sono più sporche del pavimento del ristorante: secondo una recente inchiesta del Gambero Rosso, gli zaini dei rider ospitano centinaia di colonie di batteri.

“Chi mangerebbe del cibo sapendo che è stato trasportato in un cubo che ospita più di 200 colonie di batteri?”, si legge nella dirompente inchiesta della rivista enogastronomica italiana, che ha fatto analizzare in laboratorio alcuni dei cubi usati per il food delivery.

Batteri negli zaini del food delivery: l’inchiesta

Nonostante sembrino puliti alla vista e all’olfatto, gli zaini usati dai rider per le consegne di cibo a domicilio sono più sporchi del pavimento del ristorante. Lo rivela un’inchiesta della rivista Gambero Rosso, che ha affidato alcuni zaini usati per le consegne di Glovo, nota app di delivery, a un laboratorio romano specializzato in analisi microbiologiche alimentari.

Il risultato delle indagini è sconvolgente: come spiega in un editoriale il direttore della rivista Marco Mensurati, “se sul pavimento di un ristorante i Nas riscontrassero una situazione igienica come quella che abbiamo trovato nelle sacche che ci hanno dato i rider, questo verrebbe chiuso all’istante”.

Sul fondo e sulle pareti laterali di uno dei box esaminati alla fine del turno di consegne “sono state trovate più di 200 colonie di batteri”, si legge sulla rivista,”il triplo di quelle che possono essere trovate sul pavimento di un ristorante quando durante un controllo sanitario verrebbe bocciato perché troppo sporco”. E quello di cui si parla è lo zaino che, almeno alla vista, risultava meno sporco.

Gambero Rosso: il nodo dei controlli in fase di trasporto

I servizi di food delivery si sono moltiplicati in maniera esponenziale in tutto il Paese, soprattutto a partire dal lockdown: la consegna a domicilio di cibo è per molti un servizio oggi irrinunciabile, e già esistono delle iniziative dedicate che ogni anno premiano i ristoranti con delivery migliori d’Italia.

Eppure, si chiede la rivista Gambero Rosso nella sua inchiesta, “chi mangerebbe un panino o una pizza sul pavimento del ristorante?”. Quello che manca, si legge, è il controllo sistematico degli alimenti da un punto di vista igienico sanitario anche nella fase del loro trasporto.

Anche se con l’espandersi del settore agroalimentare i regolamenti si sono fatti gradualmente più serrati, spiega il mensile, la realtà del food delivery è ben diversa: nessuno si occupa di controllare gli alimenti nella fase del trasporto, a partire dalla “grande questione” delle temperature a cui vanno conservati gli alimenti deperibili.

Cibo a domicilio e sicurezza degli alimenti: che dice la legge

Secondo le procedure HACCP, ricorda il Gambero Rosso, “gli alimenti deperibili cotti da consumarsi caldi devono essere trasportati da 60°C a 65°C, mentre gli alimenti deperibili da consumarsi freddi devono stare a una temperatura non superiore ai 10°C”.

Scooter e biciclette, si legge nell’inchiesta, non possono trasportare i contenitori con attestazione ATP (Accordo di Trasporto Deperibile), cioè quelli che consentono la conservazione degli alimenti a temperatura controllata e aderiscono a normativa: questo apre anche a una sorta di “contrasto tra sostenibilità e sicurezza”.

Le consegne in bicicletta, ma anche per esempio l’utilizzo di contenitori in cartone, sono scelte ecologiche giustamente premiate rivendicate dalle aziende, ma insieme alla mancanza di controlli sistematici rischiano di ripercuotersi sulla sicurezza degli alimenti.