Alzheimer, all'Università di Bari la malattia si predice col computer
Combattere l'Alzheimer giocando d'anticipo, la ricerca della dottoressa La Rocca predice la malattia prima che si manifestino i sintomi
Studi e ricerche Made in Italy potrebbero ampliare le conoscenze di cui disponiamo sul morbo di Alzheimer e aumentare le possibilità di individuare una cura risolutiva. Le buone notizie arrivano dall’Università di Bari dove Marianna La Rocca, 29 anni, laureata in Fisica e dottoranda presso il dipartimento di Fisica del capoluogo pugliese, ha elaborato un sistema computerizzato che potrebbe rivoluzionare l’approccio alla temibile patologia.
Attraverso l’analisi di una risonanza magnetica del cervello, moderni algoritmi sarebbero in grado di prevedere l’insorgenza della malattia 10 anni prima del manifestarsi dei primi preoccupanti sintomi, come la perdita della memoria o i comportamenti anomali di cui purtroppo le persone affette dal morbo di Alzheimer sono solite confrontarsi.
Le nuove prospettive di ricerca hanno destato l’interesse internazionale e lo studio è stato accolto con entusiasmo in Gran Bretagna. La rivoluzionaria ricerca, infatti, è valsa alla talentuosa dottoressa La Rocca la prima pagina del Times, un privilegio raro che conferma l’importanza dei risultati raggiunti presso l’Università di Bari.
La tecnica, definita dal quotidiano britannico come rivoluzionaria, ha anche il vantaggio di essere meno invasiva e molto più economica rispetto agli altri metodi fin ora utilizzati.
Purtroppo ad oggi non esiste ancora una cura che possa neutralizzare la demenza degenerativa, ma avere la possibilità di poter conoscere con largo anticipo l’insorgenza del morbo permetterebbe ai medici di avere un’arma in più per tentare di ritardare il più possibile l’insorgenza dei sintomi della malattia.
Il computer, quindi, utilizzato come un eccellente diagnosta, un dottor House dalla mente artificiale quasi infallibile. L’esperimento è stato effettuato su decine di persone, alcune sane, altre già malate di Alzheimer, altre ancora con lievi sintomi di demenza che poi hanno sviluppato il morbo. Il cervello elettronico, dopo aver analizzato i dati, è riuscito a distinguere con percentuali molto alte, molto vicine alla totalità, le persone affette dalla malattia da quelle sane e inoltre, dato molto incoraggiante, è riuscito con ottimi risultati a prevedere l’insorgenza della malattia analizzando dati risalenti al periodo in cui le tac non avevano ancora riscontrato esplicitamente la presenza della patologia. Un eccezionale risultato per il team di ricercatori della squadra pugliese che fortifica gli studi simili già effettuati dal Massachusets Institute of Technology, della Case Western University dell’Ohio e della McGill University in Canada che hanno già usato i computer per predire l’insorgenza dell’Alzheimer.
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