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Allarme cozze in Italia: cosa sta succedendo

Scatta l'allarme cozze in Italia: la strage di mitili causata dal surriscaldamento delle acque marine rischia di far sparire il prodotto dalle tavole

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Cozze

Allarme cozze in Italia: l’innalzamento delle temperature sta facendo una vera e propria strage dei mitili che rischiano di sparire dalle tavole degli italiani.

Allarme cozze in Italia: la situazione

Nell’estate del 2024 in Italia si è registrata una morie di cozze in diverse zone del Paese: da Taranto alla costa picena e alla zona di Fano, a Ferrara, a Pellestrina, in alcune località dell’Abruzzo e nella provincia di Venezia: i mitili soffrono tremendamente i cambiamenti climatici e l’aumento delle temperature medie.

Come riferito da ‘Repubblica’ uno studio condotto da parte dei ricercatori dell’Università di Camerino ha appurato la presenza di una correlazione tra l’aumento delle temperature marine e la morte dei mitili lungo i 16 chilometri di litorale dell’Adriatico tra Grottammare, in provincia di Ascoli, e Martinsicuro, in provincia di Teramo.

La causa principale che porta alla morte delle cozze è quella del surriscaldamento del mare, come riferito dalla biologa marina Carlotta Nonnis dell’Università di Bari: “Le temperature alte favoriscono la diffusione dei patogeni che possono indurre l’indebolimento del sistema immunitario dei pesci, provocando altre malattie”.

La biologa ha studiato da vicino il fenomeno legato alla sparizione della pinna nobilis, la cozza gigante colpita da un’epidemia che è partita da Gibilterra e ha raggiunto anche le coste italiane, arrivando fino al largo di Porto Cesareo e di Taranto.

Proprio Taranto è una delle località italiane che più di tutte ha dovuto fare i conti con la crisi della mitilicoltura. Un pescatore, intervistato da ‘Repubblica’, ha fornito la propria esperienza personale: “Molti di noi stanno abbandonando le cooperative per tornare a lavorare nell’indotto metalmeccanico – ha dichiarato il pescatore – cozze non ce ne sono più e non ce la facciamo più a pagare 3.800 euro all’anno di concessioni per coltivarle. Almeno cinquecento famiglie sono senza lavoro”.

E ancora: “A gennaio proveremo a rimettere le corde in acqua per far nascere il nuovo seme. Ma se ne vedranno i frutti solo nel 2026, se va tutto bene. Se cioè le temperature non continueranno a essere così alte”.

A rischio anche le  vongole

A Taranto il 70% del novellame si è perso e a dare il colpo di grazia sono stati i 28 gradi registrati nelle acque delle coste pugliesi nel corso dell’anno: a tal proposito il comparto ha chiesto lo stato di calamità e l’abbattimento delle cartelle esattoriali.

La crisi delle cozze va ad aggiungersi allo sterminio delle vongole nel delta del Po, divorate dalla presenza della specie aliena per antonomasia, il granchio blu. Emergenza vera in Polesine, zona dove si produce circa il 40% di tutte le vongole italiane, quasi 52.000 quintali, la mortalità stimata è tra l’85 e il 99%, dati capaci di mettere in ginocchio l’intero settore.

Per provare a fronteggiare l’emergenza in Polesine è al lavoro Enrico Caterino, commissario straordinario al granchio blu nominato dai Ministri Lollobrigida e Pichetto Fratin. Il commissario ha dato il via a tavoli tecnici coinvolgendo anche le associazioni di categoria del Ferrarese, da una parte per avviare campagne di cattura mirate del granchio killer, dall’altra per introdurre piani di protezione che permettano alle vongole di convivere con il predatore.