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Alga tossica nel mare italiano: dove si trova e come riconoscerla

Attenzione a un'alga tossica che si trova nel mare italiano: si chiama Ostreopsis ovata e può causare problemi per la salute degli esseri umani

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

C’è un’alga tossica nel mare italiano: si chiama Ostreopsis ovata ed è in grado di provocare diversi problemi di salute per l’uomo e anche per gli ecosistemi.

Nel mare italiano c’è un’alga tossica

Rilevata in Italia per la prima volta nel 1989, lungo le coste del Lazio, nel corso degli anni l’alga tossica ha iniziato a diffondersi dopo essere arrivata nel Mar Mediterraneo probabilmente a bordo di acqua zavorra delle navi.

L’alga tossica è diventata ormai una presenza stabile nelle acque italiane, tanto da portare le varie Arpa regionali a effettuare controlli sistematici di monitoraggio per rilevarne la presenza. I controlli regolari avvengono ormai da anni, in modo particolare dal 2007 in seguito a i casi eclatanti di ricoveri di persone che erano state a contatto con la microalga.

Il grosso problema dell’Ostreopsis ovata è che essendo molto piccola e trovandosi soprattutto sul fondale, è difficile identificarla a occhio nudo. Questa alga tossica si sviluppa sui fondali dove c’è scarso idrodinamismo, specialmente nelle acque profonde, dove si formano fioriture che danno origine a patine sui substrati: quando per le mareggiate risale verso la superficie, il rischio è di dar vita a fenomeni di “aerosol marino” che in sostante potrebbero far respirare l’alga da parte dei bagnanti.

Il contatto con l’alga tossica può portare a diverse patologie respiratorie, a febbre, laringite, nausea, congiuntivite e altri problemi di salute che possono durare anche diverse ore.

Come riconoscere l’Ostreopsis ovata

Maddalena De Virgilio, ricercatrice del Cnr di Bioscienze e Biorisorse di Bari, nelle ultime settimane ha prelevato campioni delle acque in Puglia, tra le regioni più colpite dall’alga tossica. Ai microfoni di ‘Repubblica’ ha parlato così dell’Ostreopsis ovata, spiegando come provare a riconoscerla: “Quest’anno la proliferazione dell’alga è stata precoce. Talvolta la si può incontrare anche nuotando e, a fatica, riconoscere, quando risale in superficie sembra un piccolo strato marrone”.

La ricercatrice, tramite l’aiuto dei cittadini e i progetti di citizen scienze, ha sviluppato un software chiamato Alga Sentinel che aiuta a prevedere quando potrebbe verificarsi una fioritura di alghe tossiche:

“Oltre a indicatori già comprovati – come temperatura dell’aria e dell’acqua ho aggiunto il punto di rugiada – ha dichiarato Maddalena De Virgilio a proposito del software – questo test sperimentale può aiutare a comprendere la concentrazione quotidiana: è basato sulle correlazioni di dati storici tra 2010 e 2024 e gli attuali indicatori. Grazie a questi possiamo prevedere quando prolifera e le possibili quantità di concentrazione di cellule per litro che ci danno un’idea della presenza”.

Dove si trova l’alga tossica

La presenza dell’alga tossica in Italia, nel corso degli anni, è stata accertata in tredici diverse regioni del nostro Paese. Negli ultimi tempi, oltre che in Puglia, ci sono stati casi anche in Sicilia e in Liguria. All’inizio dell’estate del 2025, inoltre, c’è stato un divieto di balneazione a Civitavecchia.

Al momento, si legge su ‘Repubblica’, è ancora difficile stabilire se in futuro bisognerà fare i conti con una diffusione sempre maggiore con l’Ostreopsis ovata, anche se la letteratura scientifica ha già trovato una collegamento tra la sua proliferazione e la crisi climatica, parlando anche di possibili impatti sugli ecosistemi marini. A rischio ci sarebbero la Posidonia oceanica che è endemica nel Mediterraneo, e anche i ricci di mare.